Reference Cables: la Cura del Suono

Reference Cables: la Cura del Suono

Quello che state leggendo non è un trattato di fonica, bensì la rivendicazione del ruolo che un corretto cablaggio ha per ogni musicista da parte del produttore italiano maggiormente impegnato in quest’opera di sensibilizzazione.

È anche la volontà di diffondere la consapevolezza che un cavo, sia esso bilanciato o sbilanciato, audio o di potenza, di qualunque marchio e nazionalità, interviene sul suono come interviene un equalizzatore semiparametrico, ma con la differenza di non rendere in nessun modo evidente a chi lo sta usando l’entità del suo intervento.

Questo avviene perché, dal punto di vista elettrico, ogni cavo lavora in modalità passiva, cioè senza che alcun elemento esterno ne controlli l’intervento dando al musicista qualche riferimento che lo renda consapevole di ciò che accade suo segnale.

Sappiamo infatti che un intervento fatto su un amplificatore per strumento o su un mixer, ruotando dei pomelli o muovendo dei cursori, è sempre visibile proprio perché di natura attiva Fin dal 1989, da oltre 30 anni, Reference Cable progetta cavi per il live e per lo studio di registrazione, dedicando modelli specifici per strumenti elettrici e acustici, chitarra e basso, adatti ai diversi stili musicali. Lo fa avendo identificato nel cavo il suo doppio ruolo di attenuatore di segnale (limitando e perdendo dati) e di ricettore di disturbi (campi magnetici e bassa tensione). La scelta di un cavo è determinante per sfruttare appieno la propria strumentazione. Dal cavo per microfono voce a quello per gli strumenti elettronici, elettrici e acustici amplificati, ai cavi per la ripresa microfonica di uno strumento complesso come la batteria acustica o per il cablaggio di un sistema audio o una coppia di monitor da studio... insomma il cavo (in qualunque tratto della catena audio venga utilizzato) determina un circuito parallelo in grado di “togliere” informazioni e dati senza che nulla si possa fare per evitarlo. Finora il musicista si è sempre affidato al fonico live e di studio, ma non è a un pur bravo tecnico audio che possiamo chiedere di compensare qualcosa che abbiamo perso nel nostro circuito parallelo del cablaggio. Il Sound engineer può intervenire a partire dalla sezione di ingresso del mixer per realizzare con quello che gli arriva un buon mixaggio in uscita. Questo è il campo di azione del suo ruolo professionale. 

Perché allora gli viene data la facoltà di intervenire sui segnali in ingresso processandoli attraverso vari processori di dinamica? È una storia antica, ma sbagliata, in quanto questo tipo di intervento fatto spesso nel tentativo di migliorare la componente del segnale perso procura un danno ulteriore alla componente buona del segnale rimasto, tanto da deturpare le caratteristiche del suono originale.

Reference Cable ha coniato tre parole riferite al rapporto tra musicista e il proprio set-up strumentale:

  • Consapevolezza del proprio set-up al fine di sfruttarne appieno le caratteristiche soniche;
  • Coerenza nell’individuare per ogni strumento o accessorio il cavo che risulti meno invadente e mantenga le caratteristiche soniche originali;
  • Ricerca finalizzata a scegliere anche quei cavi che risultino fondamentali per la sua ricerca sonora, al fine di ottenere un proprio suono caratteristico che lo identifichi; ricerca che comprende, oltre al proprio set up, anche il suo stile musicale e la propria tecnica espressiva.

La cura del suono di Reference Cable è quindi quella che ogni musicista sul palco dovrebbe avere quando verifica il percorso del segnale all’interno del proprio set up strumentale, permettendo quindi al suono della band di avere un “line array” di frequenze coerenti fra di loro, tale che (come avviene per un coro a cappella) si possano distinguere le varie voci ciascuna con gli armonici e la dinamica propri, che costituiscono il tono.

Guarda il video e scopri di più su Reference Cables: