Chiara Luzzana: Comporre col Rumore per Emozionare

Chiara Luzzana: Comporre col Rumore per Emozionare

Gira il mondo con il suo kit di ripresa audio per catturare l'anima dei luoghi attraverso i suoni degli oggetti che in quei luoghi vivono. La "sound artist" Chiara Luzzana non è però interessata a documentare soundscape in chiave ambientalista, ma a comporre musica usando solo i rumori che cattura. È così che il suo sound design è diventato anche la colonna sonora delle pubblicità di marchi importanti come Swatch, Lavazza, Alessi, Nivea, Costa Crociere e molti altri, facendole guadagnare premi internazionali e riconoscimenti importanti a livello istituzionale.

PC Quale è stato il primo strumento musicale con cui sei entrata in contatto?

Chiara Luzzana È stata la chitarra, ma il primo suono che ho scoperto è stato quello del silenzio di casa mia quando i miei genitori si sono separati, cioè i tipici 50Hz che emettevano la lampadina o la tv e con cui cominciai a costruire i miei suoni nella testa. Avevo 5 anni e la casa vuota era diventata per me un'orchestra "in minore", che mi dava però una grande gioia. Costruivo ritmi su qualunque oggetto e così quelle cose che intorno a me battevano un tempo che la vita mi dava a un certo punto è diventata scrittura in rima. A 14 anni prendevo il treno per andare a fare gare di free style, spesso battendo i maschi, e così sono diventata una rapper. Sono anche entrata nel mondo della discografia, dove però non ho trovato quella cura per la ricerca di cui avevo bisogno. Allora già suonavo pianoforte, chitarra e avevo suonato il clarinetto in banda per tanti anni. Dopo l'ultimo disco del 2005, però, ho deciso di non fare più album rap perché crescevo come donna e vedevo i miei coetanei che continuavano a parlare delle stesse cose di quando erano adolescenti, nonostante avessero trenta/quarant'anni. Così ho studiato audio engineering all'EMIT e poi alla SAE per recuperare tutto il tempo perso, fino al Berkley College dove mi sono specializzata in cognizione musicale indagando sulla sperimentazione del suono nella sua forma più pura, cioè il rumore. È così che sono tornata al punto di partenza, a quella bambina di 5 anni diventata donna, con in più il coraggio di prendersi qualche rischio, non nella discografia, ma nella pubblicità dove la sfida è stata quella di cambiare le regole del gioco.

PC Come sei riuscita a entrare nella pubblicità?

CL Nel 2011 ho deciso di andare lontano dall'Italia e ho scelto Shanghai, dove sono riuscita a vincere una residenza artistica grazie a Swatch, restando là per quattro anni. Tornata in Italia, ho proposto a Swatch di comporre una colonna sonora per la loro pubblicità, usando i rumori dei loro orologi. Io sono cresciuta con un orologio Swatch che mi aveva regalato mio papà e ricordo sempre quel ticchettìo fin dalla mia infanzia. All’inizio  pensavano che fosse una cosa assurda, ma li ho convinti a mandarmi una settimana nelle loro fabbriche in Svizzera promettendogli di realizzare qualcosa di mai sentito prima. Ed effettivamente si sono ricreduti, perché la mia è diventata la colonna sonora di Swatch nel mondo e della Biennale di Venezia 2015. È stata una sperimentazione nella sperimentazione: non solo una colonna sonora creata senza l’uso di library, ma persino con i rumori, grazie al campionamento, che ha avuto un ruolo fondamentale nel catturare l'origine della materia di cui sono costituiti gli orologi, dalla plastica al vetro, ecc.

PC La tecnologia del sampling e della registrazione digitale si è evoluta molto da quando avevi 5 anni a quando hai riscoperto l'"arte dei rumori"...

CL La tecnologia in generale è oggi fondamentale. Considera però che ho studiato anche con il nastro magnetico e so quanto sia faticoso campionare il frammento corretto, come nella fotografia analogica, quindi l'arte del campionamento è diventata il mio strumento musicale per eccellenza. Prima, con il nastro magnetico potevi sono modificare pitch, volume e tempo, per cui la qualità della fonte sonora era molto importante. Ma ancora oggi, nonostante tutti gli strumenti digitali possibili e nonostante la possibilità di campionare miriadi di suoni, per me l'istante resta la cosa più importante. Perciò registro spesso su nastro anche a cassetta. Secondo me, avere dei paletti crea una libertà maggiore.

PC Quello che mi ha colpito del tuo approccio è la capacità di proiettare un frammento di rumore già in un'ottica musicale fin dalla sua registrazione. 

CL Quando ascolto un bicchiere penso a un'arpa, mentre una porta o una sedia che scricchiolano possono diventare un violino. Ma è stato proprio studiare gli strumenti tradizionali a darmi ora la possibilità di comprendere la direzione musicale in cui andare. Quei suoni non devono però essere trasformati troppo perché altrimenti tanto varrebbe usare library. Ho deciso di dare un limite alla mia creatività per cui in ogni mia composizione il suono è puro così come l'ho registrato.

PC Quanto hai studiato sul field recording?

CL Tantissimo; e continuo a studiare. Io non sono tanto per i tecnicismi. Sono più per quello che sta dietro al suono, che considero un'entità, un'anima e che non ha molto a che fare con l'aspetto esteriore dell’oggetto.

PC Che tipo di strumenti usi per la ripresa?

CL Sono una feticista del suono, per cui uso tutte le tecniche di ripresa microfonica in ambiente a seconda della situazione e dell'oggetto, perché ogni oggetto richiede uno strumento di ripresa diverso. Quando sono stata in Brasile con Lavazza e dovevo registrare il suono del chicco di caffè che cadeva dalla pianta, non sapevo da che punto sarebbe arrivato quel rumore e così, anziché usare un microfono direzionale, mi sono costruita un "jacklin disk" di compensato di 28 cm di diametro, con due microfoni omnidirezionali sulle due facce opposte, in modo da emulare l'ascolto della nostra testa, ma con la divisione della sorgente sonora in due lati nettamente separati. Così sono riuscita a catturare il primo chicco di caffè che è poi diventato il ritmo della colonna sonora di Lavazza. Mi piace inventare anche nuove tecniche microfoniche. Di recente ho comprato dei geofoni che servono per prevedere i terremoti. Quando si inseriscono nel terreno si ottengono delle vibrazioni che, trasformate in segnale elettrico amplificato, diventano segnale audio. Ho trovato un ingegnere che è riuscito a costruirmi dei geofoni portatili con una profondità di circa 25 cm a cui ho aggiunto io i connettori audio. Uso molti microfoni direzionali a fucile e mezzo fucile e quattro piccoli Pro37 di Audio-Technica a condensatore utili per riprendere un suono surround in spazi molto ristretti. Ho anche comprato delle orecchie di silicone in cui ho inserito due capsule Sennheiser e ho ricostruito la mia testa artificiale con quelle orecchie. Quando sono stata a registrare la Lanterna di Genova per il progetto The Sound of City, ho notato che il suono della Lanterna (un insieme di lenti che riflettono la luce) era riconducibile a quello di una lampadina, anche se molto potente. Però, non essendo sufficienti i 50 Hz, ho costruito una scatoletta con due antenne, tipo Theremin, che a seconda dell'impulso di luce dato dalla sua distanza dalla lampadina emette frequenze diverse.

PC E I registratori, invece?

CL Inizialmente utilizzavo uno Zoom economico che comunque garantiva una buona autonomia della batteria e registrazioni ad alta risoluzione. Poi sono passata ai sound device, ma erano troppo complicati e avevano bisogno di una batteria esterna. Un giorno ho scritto a Zoom chiedendo se era possibile avere il loro modello F6 perché con i suoi 32 bit di risoluzione avrei potuto sforare un po' sui livelli di registrazione. Hanno visto i miei progetti e hanno apprezzato che non facessi audio per il cinema, ma qualcosa di molto particolare, e così mi hanno fatto avere il loro F6 a sei canali che ha anche una batteria con una grande autonomia.

PC Come trasferisci il materiale audio sul computer?

CL Lo scarico sul Mac attraverso una interfaccia Universal Audio Apollo X4, che ha l'uscita ottica ADAT/SPDIF (è imminente l'avvio di una collaborazione di Chiara Luzzana con Universal Audio in partnership con Midiware, NdR). Dopodiché uso spesso Live di Ableton perché lo conosco benissimo e posso improvvisare. Dopo aver capito gli obiettivi del committente e quale emozione vuole trasmettere, conduco l'improvvisazione su un binario coerente con quella emozione. Per prima cosa pulisco i campioni, creo la mia library, faccio passare qualche giorno per far riposare le orecchie e poi inizio a comporre fino a che non sento che la musica mi arriva alla pancia, perché quando componi per i brand non devi ragionare con il tuo gusto personale ma per l'emozione che devi comunicare e che riconosci proprio quando ti arriva alla pancia. Ultimamente, per forzarmi a scegliere il suono giusto, sono tornata a Cubase perché l'interfaccia più "legnosa" mi induce, come con la fotografia, a scegliere il campione esatto. Dopo varie fasi di ascolto delego il mix ad altri perché è fondamentale coinvolgere altre "orecchie". Quando faccio musica per sonorizzazioni più lunghe Cubase è la scelta migliore, mentre uso Live dal vivo con la loopstation Boss RC500 in chiave freestyle.

PC Quali cuffie usi mentre registri sul campo e quali in studio?

CL Uso cuffie Audio-Technica ATH-M70x di tipo chiuso per produzione o field recording e cuffie aperte ATH-R70x per mix e mastering, anche quando sono in giro. Lavoro in uno studio non insonorizzato perché il rumore esterno è per me necessario. 

PC Il fatto di registrare in ambiente in cuffia ti spinge poi a fare anche il mix e il mastering in cuffia?

CL Creare musica con il rumore mi riporta sempre alla mia infanzia. Anche se in studio ho delle ottime casse Genelec, comporre per me è una cosa così intima che preferisco lavorare sempre in cuffia. Diffondere la mia musica in ambiente è come rivelare un segreto. Devo essere pronta a comunicarlo anche a me stessa prima di diffonderlo attraverso le casse.

PC Mi parli del progetto The Sound Of City?

CL È un progetto gigantesco voluto dalle ambasciate dei Paesi di 20 città del mondo e che verrà presentato nel 2022 con un album musicale, un documentario e un video. Sono già stata in città come New York, Tokyo, Milano, Venezia, Shanghai e Zurigo da sola con una telecamera e uno zaino di 16 kg registrando di tutto, con due missioni in testa: far conoscere una città senza vederla, partendo dal suo soundscape, e superare il cliché che una persona da sola non possa viaggiare. Rispetto alla pubblicità, c'è una mia forte presenza, perché sono io a dirigere l'orchestra dei suoni delle città.

PC Il soundscape, che è nato con obiettivi di stampo quasi etnografico, entra nel mondo del marketing e non è la prima volta che la pubblicità dà spazio alle sperimentazioni trascurate dai media musicali.

CL In generale le agenzie pubblicitarie pensano che con una musica da library si possa arrivare al consumatore con successo. In questo modo però può accadere che la colonna sonora di un caffè sia uguale a quella di un prodotto per la depilazione e, siccome l'ascoltatore non è stupido, associa il motivetto a tutte le pubblicità che lo utilizzano. A me capita spesso di lavorare direttamente con il brand, ma quando lavoro con le agenzie, trovo quelle che vedono il sound design come qualcosa di accessorio e altre invece che comprendono che il sound design è la progettazione sonora di una pubblicità, non il jingle. Devo ammettere che oggi c'è una grande confusione sulla professione del sound designer, perché alcuni selezionano solo brani già editi. Invece, per come la vedo io, “sound designer” significa progettare un messaggio dal sound effect alla composizione finale, sulla base di un pensiero e un brain storming con il committente, il quale deve fidarsi della mia professionalità. Quando ci si affida a un'altra competenza si porta un altro senso e aumentare i sensi in una comunicazione permette di arrivare a più persone.