Dopo vent'anni di concerti in giro per l'Europa e cinque dischi all'attivo con lo pseudonimo di Naif Herin, la polistrumentista e cantautrice di origine valdostana che da anni risiede e lavora tra Roma e New York dichiara la sua svolta artistica e firma a fine 2020 un album con il nuovo pseudonimo Dolche. Exotic Diorama è un lavoro eclettico, scritto e registrato dalla stessa Chistine con la collaborazione di illustri fonici e produttori internazionali che lo hanno confezionato con cura: lo storico audio engineer dei Capital Studio Al Schmitt, il produttore e mixing engineer Noah Georgeson, la giovane mastering engineer Emily Lazar, il produttore Svedese Tobias Froberg e l'audio engineer libanese Jad Rahbani.
PC La produzione di Exotic Diorama ha un suono internazionale come pochi altri in Italia, pur mantenendo una forte personalità legata alla tua identità.
Dolche Alcuni lo considerano sperimentale, ma evidentemente si sono dimenticati della musica degli anni Settanta. Mi rendo conto che il mondo digitale, quello purtroppo molto stretto di Spotify in cui la musica è oggi proiettata, favorisce un certo tipo di musica in cui si ritrovano sempre gli stessi suoni e lo stesso tipo di produzioni. Se per il fatto che nel mio disco non ho usato nulla che potesse assomigliare a qualcos'altro, è sperimentale... be', io lo prendo come un complimento.
PC In Italia, la massima visibilità di un artista corrisponde purtroppo alla sua massima omologazione musicale. In passato anche tu hai affrontato produzioni pop meno originali. Il progetto Dolche è la consapevolezza che non valga più la pena di seguire certi standard per ottenere il consenso del pubblico?
Dolche Il mio progetto precedente, Naif, è nato quando avevo vent'anni. È stato grazie a questo progetto che ho iniziato a lavorare con altri musicisti all'estero, facendomi le ossa per arrivare oggi a produrre da sola quello che voglio dire. Il progetto Dolche arriva nel periodo giusto. Oggi sono più coraggiosa sia a livello personale che a livello musicale. Sono stata anche fortunata perché ho incontrato personaggi importanti che si sono appassionati al progetto e mi hanno aiutato. Con loro, mi sono resa conto che più riuscivo a essere autentica e più riuscivo ad appassionarli con la mia musica.
PC Sembra che oggi la ricerca della "verità" sia diventata una cosa importante per molti musicisti, come se finora avessero perso tempo ad andare dietro a cose che non hanno in realtà molta importanza per loro.
Dolche Credo che si tratti di una specie di onda culturale. La pandemia ha fortificato cose che stavano già nascendo, sterminando però la possibilità di portarle tra la gente. Anche io avevo previsto finalmente di pubblicare il disco a marzo/aprile di quest'anno per poi partire in tour negli Stati Uniti, con una serie di date anche in Italia ed Europa, per condividere con il pubblico il momento catartico del concerto. Questo non è avvenuto, ma io non sono preoccupata per la musica. Lo sono di più per tutta una serie di rivendicazioni di diritti umani che hanno coinvolto molte piazze del mondo, dagli Stati Uniti, alla Bielorussia, al Cile, alla Cina... è un'onda che sta passando e noi ci siamo capitati in mezzo.
PC Dolche è un riferimento alla Dolce Vita di Fellini?
Dolche Sì, anche perché nella mia vocalità c’è quella certa malinconia "felliniana", che credo sia una caratteristica delle mie corde vocali. Durante questi ultimi anni di lavoro, soprattutto negli Stati Uniti, mi sono resa conto che il pubblico apprezzava molto questo mio modo di cantare, come se comunicasse qualcosa della nostra antica Europa e di quella bellezza italiana raccontata dalla Dolce Vita.
PC Nella tua voce ho ritrovato a tratti la stessa dolcezza malinconica di Alison Goldfrapp, anche lei vicina al mondo cinematografico ma in una modalità più patinata della tua.
Dolche Per me cercare di ricreare immagini, ma anche il profumo di una stanza per esempio, attraverso la musica è fondamentale. Rispetto a Goldfrapp, il mio viaggio è forse più internazionale perché, oltre alla mia vocalità, ci sono anche tutti i suoni che arrivano dal Medio Oriente, dal Nord Europa... È un po’ come la cucina moderna, che utilizza ingredienti da vari Paesi.
PC Quanto ha contribuito dal punto di vista estetico tua moglie Chiara Soldatini, fotografa e anche manager e direttrice artistica del progetto Dolche? E qual è il significato del tuo copricapo?
Dolche Chiara è parte integrante del progetto. Volevamo evitare di fare i soliti videoclip puramente estetici, ma trasmettere anche l'iconografia di Dolche, inserendo i messaggi umanitari contenuti nei testi. Per quanto riguarda il copricapo, io sono cresciuta in un villaggio della Valle D'Aosta dove tuttora vivono i miei genitori e i miei fratelli e, scavando nei vari ricordi di infanzia, mi sono ricordata che il rito del bestiame che scende una volta all'anno per tornare a casa ha fatto parte della mia infanzia ed è ancora un evento importante per la collettività. Ecco da dove arriva. Quando vivevo a New York, mi capitava di chiacchierare con artisti che magari avevano studiato alla Berkeley e che mi chiedevano da dove venissi io. All'inizio ero molto titubante a raccontare che da piccola parlavo solo in dialetto, poi in francese e italiano ma soprattutto che nel posto in cui vivevo la figura più importante dopo la Madonna è il bestiame e la natura intorno. Piano piano mi sono accorta che, ogni volta che raccontavo tutto questo, ne rimanevano tutti stupiti e incuriositi. Così mi sono resa conto che la minoranza linguistica da cui provengo è anche la mia forza. Il passo successivo è stato prendere coscienza di essere la rappresentazione di tante minoranze insieme perché sono musicista, sono donna, sono gay...
PC Mi racconti brevemente il tuo percorso di formazione da musicista?
Dolche Il mio primo strumento è stato il basso elettrico e poi la voce. Infatti nel progetto Naif dal vivo cantavo e suonavo il basso. Poi ho cominciato a suonare il pianoforte e la chitarra, sulla quale ho un approccio da bassista. Da lì ho cominciato a studiare tutti gli altri strumenti per arrivare a scrivere gli arrangiamenti di archi e fiati imparando a scegliere quali strumenti usare nella mia musica... tutto da autodidatta. Ho iniziato a scrivere le partiture quando ho dovuto dire ai musicisti classici che cosa dovevano suonare. La tecnologia poi mi ha aiutato a essere autonoma al cento per cento.
PC Con quali strumenti hai composto i brani del disco?
Dolche Soprattutto la chitarra, eccetto per un paio di brani nati sul pianoforte. Uso una Martin acustica, ma nelle registrazioni abbiamo usato anche altre chitarre che avevano un suono più adatto al lavoro in studio, Gibson, Godin e altri marchi. Uso soprattutto la chitarra anche per limitarmi, perché con il pianoforte inizio a non rispettare le regole...
PC Ripercorrendo i brani del disco attraverso i videoclip, ho apprezzato il fatto che l'originalità della sceneggiatura si sposa sempre con le sonorità mai banali della produzione. Per esempio, nel video di “Canzone d'Amore” in cui suonate dal vivo all'interno di una piccola struttura sospesa, usi una chitarra classica dal suono "piccolo" come la sua forma.
Dolche È una piccola chitarra romantica dei primi del Novecento che amo moltissimo e che ho comprato a Roma da uno "spacciatore" di chitarre. Il mio problema è che ogni anno compro almeno uno strumento nuovo e così ho lo studio pieno di chitarre, tastiere, percussioni e strumenti etnici, organizzati in reparti.
PC Coraggiosa la scelta di fare una cover di "Psycho Killer" dei Talking Heads...
Dolche È stata una follia. Intanto ho deciso il giorno prima di registrarla, mentre eravamo in Svezia nello studio di Tobias Froberg. Avevamo chiuso quasi tutti i brani e mancava la classica cover. Quando ho detto a Tobias che avrei voluto fare Psycho Killer è rimasto di stucco perché non c'entrava proprio nulla con il resto dei brani. Ma io ho stravolto la parte ritmica del brano scrivendola in 3/4. Ho pensato che se un giorno avessi incontrato David Byrne a New York avrei dovuto essere fiera della mia cover e lui avrebbe dovuto rimanerne colpito in qualche modo.
PC A questo punto mi interessa conoscere i tuoi principali ascolti musicali passati e quelli attuali.
Dolche I miei ascolti arrivano principalmente dalla musica classica e dall'opera. Jony Mitchell è presente tantissimo nel mio modo di scrivere, così come David Bowie che è nella parte più eclettica di me, in una forma di riflesso alla sua produzione così disparata negli anni. A ogni disco era capace di farsi odiare puntualmente dal suo pubblico riuscendo alla fine a farsi amare per sempre. Arrivo anche da anni di studio della produzione di Prince, da cui ho imparato tantissimo dal punto di vista del ritmo e della caparbietà che aveva nell'usare vari strumenti per fare live pieni di sorprese. Ultimamente mi è capitato di ascoltare dal vivo Billie EiIish e devo dire che riconosco in questa produzione una eccezionale capacità di semplificare una serie di collegamenti musicali diversi. È un prodotto incredibile per una ragazza della sua età e per una produzione così piccola. Poi c'è Jacob Collier che è un genio per la sua giovane età e molti altri ragazzi veramente talentuosi, in cui riconosco una grande serietà e professionalità, perché dedicano la loro vita allo studio e grande dedizione al lavoro. Mi piace molto anche Emily King.
PC Fare sintesi di una serie di elementi musicali differenti mi sembra sia un po' la strada attuale, necessaria per catturare un pubblico molto poco abituato ad ascoltare in profondità cose complesse.
Dolche C'è chi ci riesce, come nel caso di Billie Eilish in una maniera così chimica, leggera e perfetta. Ho cercato anche io di impormi di essere più efficace, ma il mio prodotto è sicuramente rivolto a una nicchia di ascoltatori più propensa a un ascolto attivo.