Zucchero. Discover, un album di cover per raccontarsi

Zucchero. Discover, un album di cover per raccontarsi

Se per la maggior parte dei professionisti della musica dal vivo gli ultimi due anni di stop hanno significato l'assenza totale di lavoro, per i big del music business l'improvvisa disponibilità di tempo ha stimolato in qualche caso nuove idee e progetti, magari non ancora finalizzati prima di questa pandemia proprio a causa del poco tempo a disposizione. Quando Zucchero ci confessa di aver portato a termine il nuovo album Discover proprio quando hanno dovuto fermare il tour mondiale, ha la delicatezza di mandare un pensiero a quei lavoratori dello spettacolo... e l'intervista inizia con il piede giusto. 

Pre-prodotto dallo stesso Zucchero (voce, chitarre, armonium, piano, organo, tastiere, batteria, percussioni) presso il “Lunisiana Soul” di Pontremoli insieme al suo fedele collaboratore Max Marcolini (chitarre, bouzuki, basso, tastiere, programmazione tastiere-basso-chitarre, pedal steel, ukulele e cori), Discover è una selezione di brani che Zucchero "ha spogliato e rivestito secondo la sua personalità e sensibilità": 13 canzoni (18 nella versione Discover Box) incluse "Amore Adesso" ("No Time For Love Like Now") di Michael Stipe e Aaron Dessner e "Canta la Vita" ("Let Your Love Be Known") di Bono, brani composti dagli autori durante la fase più acuta della pandemia.

PC Che idea di suono avevi in mente per questo tuo primo album di cover?

Zucchero Già da qualche anno sono in un mood più acustico e meno "super-prodotto", ma quando ho ascoltato la serie di album American di Johnny Cash prodotta da Rick Rubin, con quella sua voce in primo piano su tutto il resto, mi sono innamorato di quel minimalismo. Il mio approccio a Discover arriva da questi dischi e infatti non ci sono brani super-prodotti e neppure veloci e aggressivi perché, in definitiva, si tratta di ballate. Lavorandoci con molte pause da più di due anni, ero arrivato a una scelta di 500 brani. Poi ho cominciato a scremare rinunciando prima agli "intoccabili" come "Imagine" di Lennon. Se non fosse arrivata la pandemia probabilmente non sarei andato avanti perché dovevamo fare 150 concerti partendo dalla Nuova Zelanda, che abbiamo già rimandato due volte. Costretto a casa, ho pensato di portare a termine la selezione per il disco con l'idea che avrebbero dovuto venire fuori le mie due anime, quella delle radici afroamericane e quella della melodia italiana. La prima è in brani come "Natural Blues", "Motherless Child" o "High Flyin' Bird" di Richie Havens, che pochi conosceranno qui in Italia, insieme alle ballate più recenti come "The Scientist" dei Coldplay, "Wicked Game" di Chris Isaak o "No Time For Love Like Now" di Michael Stipe dei REM di cui ho fatto la versione in italiano... È una canzone che ho scoperto per caso su Youtube una mattina e che Michael aveva registrato con il telefonino cantando su una base di batteria elettronica e tastiera. Ascoltandola mi sono detto che era tanto che non ascoltavo una bella canzone nella sua semplicità. Così gli ho scritto subito chiedendogli di poterne fare una versione in italiano. L'altra anima, quella della melodia italiana, non potevo raccontarla con autori come Battisti o De Gregori, così tanto reinterpretati. È stato più difficile scegliere le canzoni italiane proprio perché ci sono versioni dappertutto. Invece mi è venuta in mente "Fiore di Maggio" di Concato che a me è sempre piaciuta, perché ha una melodia bellissima e romantica senza essere mielosa. La scelta di "Con te Partirò" invece è legata a un fatto personale. Ricordo di aver convinto io Bocelli a portarla a Sanremo e... sappiamo poi come è andata a finire. La domanda che mi sono fatto è stata: e se l'avessi cantata io, anziché Bocelli con la sua voce tenorile, come sarebbe stata? Così l'ho registrata, mi è piaciuta e l'ho inserita in Discover. Poi ho scelto "Lost Boys Calling" di Morricone con un testo bellissimo di Roger Waters.

PC Costretto a casa, hai avuto modo di riflettere su chi sei o cosa sei diventato dal punto di vista artistico?

Zucchero A parte l'inizio della mia carriera di musicista, quando ai miei primi Sanremo negli anni Ottanta volevano che io fossi una via di mezzo tra Riccardo Cocciante e Riccardo Fogli, non ho mai dovuto sottostare a forzature esterne rispetto a quello che avrei voluto fare, fin da quando decisi nell'85 di coinvolgere nel disco Zucchero & The Randy Jackson Band Randy Jackson, appunto, e Corrado Rustici per la produzione. Però i primi due mesi di pandemia sono stati depistanti e quando mi sono trovato a non poter suonare per il mondo, appena ho potuto tornare sul palco ho pensato di fare il tour In-acustico D.O.C.& More. In realtà tutto era iniziato con le versioni di miei brani in acustico che avevo postato da casa sui social durante il lockdown e che hanno portato a un album pubblicato insieme a Max Marcolini, un musicista produttore di grande talento con cui collaboro da anni. Siccome erano piaciute molto, ho deciso di farne un live acustico con cui siamo riusciti ad andare in Spagna, in Svizzera e in Francia facendo 18 date in trio, io con la chitarra acustica, Doug Pettibone alla voce, pedal steel e armonica e Kat Dyson che suona tutti gli strumenti a corda. Ci siamo divertiti tantissimo!

PC Dal vivo che microfono e quali chitarre usi?

Zucchero Fino a un certo punto ho usato lo Shure SM57, quello che usavano tutti i cantanti di Rhythm& Blues. Ultimamente invece uso l'SM58. Le chitarre sono una Fender Telecaster del 55 color legno, una Gibson acustica sempre molto vecchia che ho comprato a Los Angeles e una Martin Signature Paul Simon che mi ha regalato Eric Clapton dicendomi che è la migliore!

PC Come è avvenuta la pre-produzione di Discover?

Zucchero Non potendo viaggiare, abbiamo impostato tutto il lavoro io e Max nel mio studio di casa. Gli archi li abbiamo fatti fare a Davide Rossi, che ha eseguito le sue parti sui nostri arrangiamenti a distanza, con quel suo modo di suonare gli archi molto moderno e originale. Poi ho chiamato ancora Doug Pettibone alle chitarre e, per la prima volta su disco, ho suonato io la batteria scoprendo di avere anche un bel groove...

PC Sei un batterista alla Charlie Watts?

Zucchero Magari! Comunque sono un batterista rispettoso e certamente non virtuoso, ma che tiene il groove con dei passaggi minimali... Il mixaggio del disco, poi, lo abbiamo fatto fare nello studio Larrabee di Hollywood da Manny Marroquin, con il quale avevo già fatto un altro album e quindi sapeva già come trattare la mia voce. Fare il disco è stato divertente e quasi indolore. È quando poi consegni il disco al music business che i dolori cominciano... anche perché è stata difficile la scelta dei 13 brani da tenere rispetto ai 20 pre-prodotti.

PC Come è avvenuta la scelta di inserire "Ho visto Nina volare" di De André, con l'inserimento della sua voce?

Zucchero Io ho sempre visto i nostri due mondi molto diversi. Il suo più cantautorale e il mio più pop. Fu Dori Ghezzi a dirmi anni fa che avrei potuto cantare "Ho visto Nina volare" alla mia maniera e sarebbe venuta una bella versione. Le ho dato retta e quando l'ho inserito in Discover ho voluto anche aggiungere la sua voce in un punto preciso del brano per creare un pathos particolare. È un cameo più che un duetto...

PC Sono decenni ormai che, grazie anche alle collaborazioni di musicisti stranieri, riesci a dare ai tuoi dischi un sound internazionale. Qual è stato il momento in cui hai avuto la sensazione che stessi diventando interessante anche al di fuori del mercato italiano?

Zucchero Secondo me è stato nel 1989 con Oro, Incenso e Birra, un album che "ha spaccato" nelle vendite, un milione e ottocentomila copie all'uscita con l'inizio dei concerti negli stadi. Fu lì che si presentò nel camerino dello stadio di Agrigento dopo il concerto Lory Del Santo con Eric Clapton. Lory era una mia fan e aveva convinto Clapton, che era un mio idolo, a venire ad ascoltarmi quella sera. Lui mi disse che secondo lui il mondo avrebbe dovuto vedere il mio show e perciò mi propose di fare l'apertura del suo tour europeo di rientro nelle arene, comprese le 12 date iniziali alla Royal Albert Hall di Londra. Non ci potevo credere.

PC Secondo te è accaduta la stessa cosa ai Maneskin con i Rolling Stones?

Zucchero Penso di sì. Se i Maneskin non avessero vinto il Festiva di Sanremo non avrebbero partecipato all'Eurofestival e se non avessero vinto l'Eurofestival forse non avrebbero destato interesse a livello internazionale, anche se fanno una musica di cui si sentiva la mancanza e con una certa credibilità. Non mi stupisce che Mick Jagger, che conosco personalmente, li abbia notati, lui  che ha sempre cercato come supporter artisti giovani. Anche io ho fatto da supporter ai Rolling Stones 25 anni fa! Mi ricordo che lo stadio era gremito e sul retro del palco c'era uno stanzone megagalattico con dentro un bigliardo, un juke box, una sala prove e un bar... con Keith Richard che giocava a biliardo con Ron Wood e io che sudavo freddo. Ma ci sono salito su quel palco e abbiamo fatto la nostra porca figura. Secondo me Mick Jagger, che è poi il manager degli Stones, ha visto nei Maneskin qualcosa di fresco e giovane e li ha chiamati.

PC Perché voi grandi artisti italiani non riuscite a promuovere i giovani allo stesso modo?

Zucchero Caterina Caselli mi ha chiesto diverse volte di mettere da supporter i suo i artisti. Ricordo di aver dato spazio a Geraldina Trovato ma anche allo stesso Andrea Bocelli che all'inizio non voleva nessuno e anche a Renga quando aveva appena lasciato i Timoria. Se c'era qualcuno che mi piaceva lo chiamavo ad aprire i miei concerti, anche agli stranieri: nel tour di Spirito Divino ho voluto con me un duo che avevo scoperto a New Orleans. Ho sempre seguito la teoria di Eric Clapton che dice: non scegliere come supporter uno meno bravo di te, ma uno almeno bravo quanto te perché ti fa scattare la sfida di dimostrare che tu sei sempre migliore di lui. Se devo rispondere alla tua domanda, penso che gli italiani ragionino al contrario, perché mettono in apertura qualcuno meno bravo per non sfigurare. Ricordo che in passato noi italiani non siamo mai neppure riusciti a mettere insieme un grande evento con più artisti insieme. Era impossibile perché subentrava sempre un manager a chiedere più visibilità rispetto agli altri. Ricordo che dovevo fare la Royal Albert Hall per l'album Zu & Co con molti artisti stranieri e siccome ogni tanto qualcuno si lamentava che non invitassi mai gli italiani, quella volta chiamai un artista italiano di cui sono anche amico. Gli spiegai come funzionava, che c'era la mia house band ma che se aveva bisogno di portare uno o due suoi musicisti non c'era problema. Poi gli dissi che il concerto sarebbe stato da lì a un mese... E lui a quel punto mi disse di no perché non c'era abbastanza tempo per prepararsi. Se penso che una volta mi chiamò Eric Clapton per raggiungerlo al Dallara di Bologna per suonare la sera stessa una versione di "Tearing Us Apart", un brano che neppure conoscevo... e quella volta saltò pure il sound check! Ma lui mi portò nel suo camerino con due chitarre e imparammo il brano senza nessun problema. Certo, avevo la tensione a mille, ma tutto andò come doveva andare. E mi successe la stessa cosa con gli U2 a Torino quando ero andato a trovare Bono e anziché farmi assistere al suo concerto mi chiese di cantare con lui l'ultimo brano in scaletta, "I Still Haven't Found What I'm Looking For"... dicendomi che assistere al concerto sarebbe stata la solita "noiosità" e invece mi tenne in camerino per imparare gli accordi e il testo prima di salire sul palco per chiudere il concerto. Altro che avere bisogno di un mese di tempo per prepararsi!

PC Queste cose le riesci a fare quando acquisisci il carisma dei grandi.

Zucchero No, è anche il mestiere! Arriva dalla gavetta di quando suonavo alla Bussola di Focette che non c'erano ancora le discoteche ed entravo in "pedana" alle 9 e mezza di sera, con un break di mezz'ora per bere una consumazione a mezzanotte, per poi andare avanti fino a che c'era l'ultima coppia in sala, e potevano essere anche le 4 di mattina d'estate. E allora dovevi conoscere tutto il repertorio internazionale... compresi samba, tango e mazurka.