Jimi Hendrix era davvero un genio? Se ne sono dette molte di uno dei musicisti più famosi del mondo e che probabilmente, più di tutti, ha rivoluzionato per sempre il modo di suonare la chitarra elettrica.
Nelle prossime righe, abbiamo voluto approfondire alcuni aspetti del modo di suonare hendrixiano avvicinandoci quanto più possibile al suo suono scegliendo una strumentazione coerente. Per scoprire quali abbiamo individuato e se Jimi Hendrix sia, effettivamente, un genio continua a leggere la guida oppure guarda il video completo:
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Breve storia su Jimi Hendrix
Jimi Hendrix nasce a Seattle nel novembre del 1942 ed è probabilmente il chitarrista che ha più rivoluzionato il modo di suonare la chitarra. La sua carriera come artista dura solo 4 anni, ma in quel breve periodo di tempo è diventato uno dei musicisti più influenti e di maggior successo della sua epoca.
A partire dai primi anni ‘60, Hendrix lavora come accompagnatore per una serie di musicisti finché non viene scoperto in un piccolo club di New York City e portato in Inghilterra nel 1966. Nel Regno Unito suona con Noel Redding e Mitch Mitchell e diventa uno degli artisti più apprezzati dei club londinesi guadagnandosi l’ammirazione di Beatles, Rolling Stones e Who.
Nel novembre di quello stesso anno, i Jimi Hendrix Experience mandano “Hey Joe”, il loro primo singolo, nella Top Ten. A questo si aggiungono altri due capolavori come “Purple Haze e “The Wind Cries Mary”.
Dopo essere tornato negli Stati Uniti, Jimi Hendrix riceve ulteriori apprezzamenti dal pubblico con il suo doppio album “Electric Ladyland”. Tuttavia, la seconda parte della sua carriera si rileva piuttosto ostica in quanto vengono congelati i suoi diritti d’autore, rendendo necessaria una sfilza di concerti per far quadrare i conti, e Hendrix si trova a fronteggiare un pubblico che non vuole vederlo diverso rispetto ai suoi primi successi.
I problemi sembravano essere superati quando Jimi Hendrix muore a causa di un’overdose di barbiturici lasciando incompiuta un’enorme mole di lavoro che fu, in parte, completata e modificata da altri.
La strumentazione utilizzata
Ovviamente, parlando di Hendrix, la scelta non poteva che ricadere sulla Fender Jimi Hendrix Stratocaster, uno strumento davvero ben riuscito e probabilmente tra le migliori chitarre nella sua fascia di prezzo e non solo. Si tratta di uno strumento con body in ontano, tastiera e manico in acero con profilo a C. La chitarra riproduce con grande precisione la paletta e il pickup al ponte “reverse” in onore dell’abitudine di Hendrix di capovolgere la chitarre e di mettere le corde in modo da suonare con la mano sinistra.
La Fender è stata integrata dal Marshall JCM900, un ampli ingiustamente sottovalutato, al cui interno è possibile trovare una serie di suoni Marshall di buona fattura e versatile nonostante distorsione e acidità piuttosto accentuati. Il JCM900 prevede due canali: il canale A passa dal clean al crunch, offrendo tutto ciò che sta in mezzo; il canale B, invece, passa dal crunch a suoni lead. Inoltre, ognuno di loro è dotato di volume, riverbero e gain indipendenti.
Detto questo, uno dei “segreti” di Hendrix, è quello di mettere l’amplificatore al limite estremo e gestire tutto con il volume e con gli effetti a disposizione. Uno di questi è senza dubbio il Fuzz Octavio che si occupa proprio di aggiungere un’ottava a ciò che si sta suonando. Si tratta di un pedale piuttosto semplice con due controlli, un output e il fuzz.
Nell’ottica del “suono di Hendrix”, il fuzz non è mai molto alto a livello di gain ma è proprio un effetto che fornisce la sensazione di pedale “rotto”. Insomma, se pensi a Jimi Hendrix fai subito riferimento a Purple Haze, un brano che si può suonare proprio con un approccio di questo tipo.
Una pedaliera Hendrix oriented non può non prevedere un Wah. Per questa occasione, è stato scelto il Dunlop Cry Baby Jimi Hendrix Signature, assoluto protagonista di brani passati alla storia come Up From The Sky, Voodoo Child, Little Miss Lover e Still Raining, Still Dreaming.
Anche l’Uni-Vibe è uno degli effetti che ha fatto la storia della musica e garantisce un chorus dalle timbriche ricche e un vibrato per accedere a delle sonorità più profonde.
In ultima analisi c’è il Fuzz Face Band of Gypsys, il pedale che Hendrix portava con sé durante i suoi spettacoli dal vivo e che gli consentiva di ottenere un timbro pungente ed aggressivo.
Ma qual è la catena esatta per ottenere questo suono? Rispettivamente, sono stati collegati Fuzz Face Band of Gypsys, Fuzz Octavio, Dunlop Cry Baby Jimi Hendrix Signature e in ultimo l’Univibe Mini come modulazione il tutto integrato con il Marshall JCM900.
Hendrix è un concetto che si deve abbracciare secondo cui avere un ampli tirato al limite con la capacità di saper equilibrare tutto. Per conoscere lo stile di Jimi Hendrix, quindi, è utile ascoltare i suoi dischi, i live e tutto ciò che è arrivato dopo. Infine, integrare con qualche pedale giusto. Oltre, ovviamente, a saper suonare la chitarra.