Hai mai sentito parlare dei Rototom? Se sei un batterista probabilmente conosci questo tipo particolare di tamburi che erano molto in voga durante gli anni ‘70. Tuttavia, i Rototom sono una soluzione moderna che può essere, ancora oggi, integrata al tuo drumset.
Vuoi scoprire tutto sui Rototom e scoprire a cosa potrebbero servirti? Abbiamo deciso di parlarne in maniera approfondita nella guida che stai per leggere. Per stuzzicare la tua curiosità, ti diremo soltanto una cosa: sono dei tamburi che si accordano semplicemente girandoli.
Non ci credi? Continua a leggere oppure guarda il video completo:
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Cosa sono i Rototom?
Il nome Rototom deriva dalla loro caratteristica principale: non sono altro che dei tamburi che ruotano. Sono stati inventati da Remo a partire dagli anni ‘50, dopo una serie di studi che consentissero al celeberrimo brand di realizzare dei tamburi che potessero essere accordati solamente ruotandoli. Il passo successivo, è stato quello di realizzare i Rototom di dimensioni diverse che andassero a 6 pollici fino a 18 pollici.
In linea generale, la tipologia di Rototom più venduti sono quelli da 6, 8 e 12 pollici che sono anche più facili da integrare in un drumset.
I Rototom sono caratterizzati da un’asta per sostenerli e da due cerchi. Il primo è quello tradizionale di un tamburo mentre il secondo è sempre più grande di due pollici rispetto al cerchio superiore. I due cerchi sono collegati tra di loro attraverso un filetto e ruotando il tom in senso orario oppure antiorario si otterrà rispettivamente l’effetto di abbassare oppure alzare il cerchio superiore. In questa maniera, si riuscirà a cambiare l’intonazione dei Rototom.
Come anticipato, i Rototom sono dei tamburi che erano molto popolari tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80. Ancora oggi, continuano ad essere utilizzati da alcuni batteristi in generi musicali come pop e rock. I Rototom erano anche scelti come tamburi di pratica per i suonatori di timpano.
Il suono dei Rototom: dove ascoltarlo?
Il suono dei Rototom è davvero caratterizzante perché sono dei tamburi privi di fusto e ciò consente loro di avere un timbro molto secco. Ad esempio, Nick Mason dei Pink Floyd fu uno dei primi batteristi ad utilizzare i Rototom in uno dei più grandi successi della band: Time.
In ogni caso, i Rototom possono avere una serie di applicazioni diverse. Ad esempio, potrebbe essere una buona idea quella di aggiungerci un riverbero per renderli più presenti oppure suonarli in maniera tale da colpire anche il bordo per ottenere un suono più aggressivo. Un altro modo per sfruttare correttamente i Rototom è di integrarli all’interno di una scala.
Inoltre, i Rototom possono essere gestiti anche in base all’accordatura del tuo drumset. Quindi, se l’accordatura della batteria dovesse essere basse, potrai utilizzare i Rototom con un suono più cupo; viceversa, se l’accordatura della batteria è più alta.
Un altro batterista che utilizzava i Rototom e che aveva una drumkit solo con questi tamburi era Terry Bozzio. Altri batteristi degni di nota che hanno usufruito del caratteristico sound dei Rototom sono Phil Collins, Tony Esposito (batterista di Pino Daniele), Stefano D’orazio (batterista dei Pooh).
In ultima analisi, i Rototom possono essere tranquillamente microfonati con un microfono a pinza. Tuttavia, è importante sapere a priori come vorrai utilizzarli. Infatti, qualora volessi avere una differente accordatura durante il tuo live oppure la tua registrazione in studio, potrebbe essere un’idea migliore quella di microfonarli utilizzando un microfono panoramico su un’asta.