Chitarre Resofoniche: Cosa Sono, Come Funzionano e Tipologie  

Chitarre Resofoniche: Cosa Sono, Come Funzionano e Tipologie  

Nel mondo delle sei corde, poche chitarre sono in grado di creare un suono così caratterizzante come le resofoniche. Nella guida che stai per leggere, la nostra attenzione si focalizza proprio sul mondo delle chitarre resofoniche, strumenti dalla storia interessante e dal suono molto particolare in maniera tale da carpirne i segreti e imparare a conoscerle. 

Il suono delle chitarre resofoniche è unico nel suo genere e rimanda ad un immaginario specifico che consente di abbracciare un linguaggio musicale differente da quello a cui si è abituati scegliendo una tradizionale chitarra acustica. Per scoprire quali sono le tipologie di chitarre resofoniche in circolazione e le loro differenze rispetto al classico strumento, continua a leggere la guida oppure guarda il video completo: 

Leggi le nostre altre guide sul mondo delle chitarra: 

Cos’è una chitarra resofonica? 

In poche parole, una chitarra resofonica non è altro che una chitarra acustica con un volume maggiore. Per ottenere una caratteristica di questo tipo, è presente un cono nel corpo della chitarra che amplifica il suono e ciò avviene tramite il ponte dello strumento stesso.  Infatti, quando le corde vengono suonate vibrano e il ponte, poggiato sul cono, trasferisce quelle vibrazioni a quest’ultimo. Pertanto, il cono è come se fosse un altoparlante in un amplificatore per chitarra. In questa maniera, si ottiene un volume molto più forte rispetto ad una qualsiasi chitarra acustica. 

Chi ha inventato la chitarra resofonica? Breve storia

La chitarra resofonica è stata inventata a partire dagli anni ‘20 da parte di John Dopyera il quale era proprietario di un negozio a Los Angeles in cui si occupava di riparazione di strumenti a corde oltre che di realizzazione di nuovi esemplari. 

Prima che le chitarre elettriche venissero inventate e si diffondessero in tutto il mondo, le orchestre usavano chitarre acustiche che facevano fatica a sovrastare il volume dei fiati e delle percussioni. Ecco perché George Beachamp, chitarrista di quell’epoca, chiese a John Dopyera di trovare una soluzione a questo problema. La risposta fu la chitarra resofonica che aveva un volume mediamente superiore rispetto ad uno strumento acustico tradizionale e che poteva essere sentito anche all’interno di un’orchestra. 

Dopo l’avvento delle chitarre elettriche e degli amplificatori, le chitarre resofoniche persero in parte lo charme che le aveva consentito di diffondersi velocemente. Tuttavia, divennero tra gli strumenti preferiti di chitarristi blues e bluegrass. 

Come funziona la chitarra resofonica? 

Probabilmente, se è la prima volta che ti approcci ad uno strumento di questo tipo, saranno numerose le domande che ti stai ponendo. La buona notizia è che, se suoni già una chitarra tradizionale, tutto ciò che sai su questo strumento varrà anche su una resofonica. 

Certo, il suono sarà diverso, unico e arricchirà il tuo bagaglio chitarristico. In ogni caso, uno degli aspetti da tenere in considerazione quando ci si approccia per la prima volta ad uno strumento di questo tipo è la forma del suo manico. In particolare, ci sono due tipologie di profilo: rotondo e quadrato. 

Il primo è uguale a quello che troveresti su una qualsiasi chitarra: ciò significa che si tratta di strumenti che possono essere suonati con accordature standard o aperte, imbracciando lo strumento nella posizione a cui tutti siamo abituati. 

Il secondo, invece, impedisce di suonare la chitarra come un altro strumento in quanto la distanza tra le corde e la tastiera è eccessiva. Infatti, le corde sono settate in maniera tale da essere suonate tramite una barra o slide. Una chitarra di questo tipo, quindi, viene suonata poggiandola sulle proprie gambe. Un’altra particolarità di questo strumento è la giunzione del manico alla cassa, che si trova al dodicesimo tasto.  

Uno degli esempi di chitarra a manico quadrato è la Recording King RR-60, uno strumento che offre un suono caldo dotato di un buon livello di sustain.  

Tipologie di chitarre resofoniche 

Come detto, la nascita delle chitarre resofoniche avviene tra il 1920 e il 1930. Il motivo per cui vennero sviluppate è quello che ha consentito allo strumento in generale di evolversi nel corso degli anni: il maggior bisogno di volume. Quindi, mentre Martin progettava i suoi modelli Orchestra e Dreadnought, John Dopyera e George Beauchamp inventarono un sistema che prevedeva l’inserimento di tre coni vibranti in metallo leggero all’interno del corpo della chitarra. 

A loro volta, questi erano attaccati per il vertice al ponticelli svolgendo una funzione molto simile a quella dei coni delle casse dei grammofoni dai quali avevano preso spunto e che raggiungevano l’obiettivo di aumentare il volume rispetto ad una chitarra tradizionale. 

Nel complesso, le configurazioni dei coni sono essenzialmente tre:

  • Cono singolo con Spider Bridge, il cui nome deriva dal fatto che il cono è montato con il centro verso il basso. In questo caso, il ponte è a contatto con il cono in diversi punti attraverso una struttura metallica che dalla forma ricorda proprio una ragnatela. La caratteristica sonora di strumenti di questo tipo è che offrono un sustain molto più lungo rispetto alle altre resofoniche e si rivelano perfette per blues con note lunghe e molto dilatate. 
  • Cono singolo con biscuits bridge, che indica una chitarra il cui cono è montato in maniera opposta rispetto alla prima opzione e che ha il ponte che poggia su un disco al centro del cono stesso
  • Tricono, che ospita all’interno del suo corpo tre coni collegati tra loro da una barra di metallo al centro della quale è posto il ponte che sostiene le corde. Queste chitarre uniscono le proprietà sonore di sustain e di articolazione delle frequenze che si possono trovare sulle biscuits e spider bridge. Tra gli artisti più famosi che hanno utilizzato strumenti di questo tipo troviamo Son House che con la sua resofonica portò il suono del delta blues al grande pubblico. Anche Mark Knoplfer si è affidato a questa chitarra in alcuni dei suoi grandi successi. Altri interpreti degni di nota sono Tut Taylor, Buck Graves e Pete Kirby. Anche la musica italiana ha conosciuto il suono della chitarra resofonica con, forse, uno dei più importanti interpreti nostrani di questo strumento: Alex Britti. 

Differenze tra chitarra resofonica e chitarra acustica 

Tra le chitarre più interessanti nel panorama delle resofoniche c’è la Dobro Houndog di casa Epiphone, realizzata con il corpo in metallo. Si tratta di uno strumento con il manico rotondo e con la giunzione al corpo al quattordicesimo tasto. 

Spesso, ci si rivolge a questo tipo di chitarre chiamandole tutte Dobro. In realtà, questo marchio, che deriva da un acronimo dei Dopyera Brothers, è stato acquistato da Gibson e poi riservato alla produzione di chitarre resofoniche. Il corpo in metallo offre delle caratteristiche timbriche e sonore completamente differenti da quelle del legno. Anche il cono rivolto verso l’interno della cassa accentua alcuni di questi aspetti offrendo un attacco molto più pronunciato, con un sustain ridotto ma un volume decisamente superiore. 

Le chitarre resofoniche divennero particolarmente famose in seguito alla loro presenza sulla copertina dell’album Money for Nothing dei Dire Straits. Tuttavia, trovarono impiego già parecchi decenni prima in generi folk tipici statunitensi come il blues e il country.  

Un’altra delle differenze che si possono apprezzare di una chitarra resofonica riguarda il materiale con cui è realizzata la sua cassa. Oltre al metallo, quindi, ci sono strumenti che possono essere costruiti in legno come la Gretsch G9200. In questo caso, si tratta di una chitarra che offrirà un suono decisamente più dolce rispetto ad un’alternativa in metallo e che manterrà alcuni degli aspetti che caratterizzano strumenti di questo tipo, come un carattere piuttosto medioso. 

Le differenze con una chitarra acustica, però, non finiscono qui. La struttura della chitarra resofonica, oltre a determinare un volume decisamente più elevato, fa sì che il suono sia focalizzato più sulle frequenze medie.

FAQ 

Una chitarra resofonica è difficile da suonare? 

La risposta a questa domanda dipende dallo strumento nelle tue mani. Ad esempio, una resofonica a manico quadrato sarà molto più complicata da suonare perché stiamo parlando di uno strumento completamente diverse e che si suona in maniera differente. Invece, una chitarra resofonica con il manico rotondo può essere suonata come una normale sei corde oppure con uno slide. Queste soluzioni sono sicuramente più semplici da suonare e ti garantiscono lo stesso feeling di una chitarra acustica tradizionale. 

Le chitarre resofoniche sono più rumorose? 

Le chitarre resofoniche sono state realizzate con l’obiettivo di avere più volume di una chitarra acustica. Il motivo per cui sono state inventate era per essere ascoltate in band oppure in orchestra e per sovrastare altri strumenti come fiati e percussioni. 

Quali corde scegliere per la chitarra resofonica? 

Le chitarre resofoniche non hanno bisogno di corde particolari. Tuttavia, a causa dell’action più alto e dell’uso più frequente dello slide, di solito ci si rivolge a mute di corde dal calibro più pesante.