È uno dei bassisti di riferimento dell'area jazz internazionale. Membro delle prestigiose Elektric Band e Akoustic Band di Chick Corea, ha collaborato con i più grandi musicisti internazionali, non solo jazz.
In Italia la scorsa estate in compagnia del batterista Brian Blade e del saxofonista Chris Potter per un breve tour organizzato da Zenart Management, John Patitucci ha risposto alle nostre domande con la sua consueta amabile disponibilità.
PC Nel corso della tua carriera hai percorso strade molto differenti. Come descriveresti questo tuo momento artistico?
John Patitucci Sto sviluppando vari aspetti della mia attività musicale, dalle performance, alla composizione e all'orchestrazione all'interno di nuovi progetti musicali. Ho scritto musica da camera per orchestra e lo scorso anno ho composto la mia prima colonna sonora. Per me c'è sempre molto lavoro perché suono il basso elettrico, il contrabbasso e scrivo musica cercando di fare del mio meglio in ognuna di queste occasioni.
PC C'è qualcosa che lega tutte queste attività?
JP Quanto più ti capita di suonare con i grandi maestri, tanto più ti rendi conto che c'è qualcosa che collega dal basso verso l'alto tutte le parti di una composizione. Noi bassisti cerchiamo sempre di essere dei catalizzatori delle musiche in cui suoniamo, ma credo che dobbiamo pensare da compositori per farlo in modo corretto.
PC Come è nato il progetto del trio live con Brian Blade alla batteria e Chris Potter al sax, che hai portato anche in Italia questa estate con Zenart?
JP Abbiamo suonato molto insieme io Brian e Chris in passato. Chris ha suonato anche nel mio disco Inprint del 2000 ed entrambi hanno partecipato al mio album Line By Line del 2006. Per me suonare con Chris è anche un'esperienza personale perché sento che riesce a interpretare la musica della gente in un modo molto bello, pur essendo un gran virtuoso.
PC Il tuo sito web si apre con un video in cui imbracci un basso semi-acustico a sei corde Yamaha. Nel 2019 sei uscito con Soul of the Bass contenente molti brani di solo contrabbasso. Si può dire che tu stia comunicando ai tuoi ascoltatori la tua essenza di musicista in chiave meno tecnica e più espressiva?
JP All'inizio, quando sei molto giovane, cerchi di mostrare quello che sai fare mettendoti in evidenza. È normale e anche io l'ho fatto, ma ora il mio obiettivo è fare emozionare chi mi ascolta. Questo può accadere suonando una nota sola o moltissime note, non ha importanza. Ma credo che più sei concentrato sul suono, più vai in profondità anche suonando una sola nota, e più facilmente colpisci al cuore chi ti ascolta.
PC Questo aspetto riguarda anche il tuo rapporto con lo strumento? Senti il bisogno di farti suonare lo strumento acustico addosso per emozionarti tu stesso?
JP Ho cominciato a suonare il basso elettrico a 10 anni, ma a 15 anni li suonavo già entrambi. Ho usato il contrabbasso per molti anni, alla ricerca di un mio suono acustico, e quando sono tornato a New York nel 1996 ho avuto molte possibilità di suonare approfondendo anche la musica classica. Insomma, non ho mai smesso di suonare in acustico.
PC Parlando invece di didattica, come è cambiato il tuo modo di insegnare? E quali consigli dài soprattutto alle nuove generazioni di musicisti?
JP Qualche volta cerco di aiutarli a capire chi sono e dove vogliono andare. Quando iniziano a suonare, dico loro di costruirsi prima i fondamenti tecnici dell'armonia e del ritmo, che è la cosa più importante. Ci sono cose che devi sviluppare prima di poter improvvisare liberamente. Cerco di insegnare loro che ci sono un sacco di musiche che sono arrivate prima e che dovrebbero ascoltare e suonare. Non solo la musica classica, ma anche quella africana, quella folklorica e quella sacra. Poi il blues, lo swing e i grandi musicisti come Duke Ellington o John Coltrane. Quando arrivano a lezione, i più giovani vogliono subito imparare a suonare cose difficili, in tempi dispari... 5/8, 7/8 e così via. Va bene per imparare a connettersi con il groove, ma è importante metterle in relazione per esempio con la musica africana, altrimenti è come studiare la matematica.
PC Cosa pensi invece dell'e-learning e delle lezioni online?
JP Si possono insegnare un sacco di cose online e sul web si può trovare materiale per fare molta pratica sui fondamenti. Ma quello che vorrei fare è insegnare a gruppi di persone, all'interno di band e questo è molto diverso dalle lezioni online.
PC Dal contrabbasso (con e senza archetto) al basso elettrico e poi dal 4 corde al 6 corde, ci racconti le sensazioni emotive che provi, al di là delle mode e dei generi musicali, tu che sei sempre riuscito a passare con disinvoltura da uno all'altro di questi strumenti?
JP Gli strumenti servono a trasferire al pubblico le emozioni delle composizioni che suono. Il mio insegnante di musica classica mi disse che è la musica a dettare quale strumento va suonato. La musica stabilisce ogni scelta da fare e anche quale tipo di flessibilità hai nel decidere quale strumento serve per suonare quella musica. Io ho deciso di essere flessibile dal punto di vista della tecnica per poter esprimere le mie emozioni, non per suonare veloce... non è questo il mio obiettivo.
PC Che cosa hai imparato scrivendo musica da camera?
JP Ho imparato un sacco di cose. Per esempio il potere dei colori, soprattutto degli archi, che amo tantissimo. Quando studi Béla Bartók, Mozart, Shostakovich o Webern, capisci la bellezza delle diverse voci, la magìa della scrittura di un quartetto d'archi.
PC In questo momento quali modelli di contrabbasso e basso elettrico usi di più?
JP Per il tour con il trio ho usato un basso elettrico solid body da viaggio simile allo Yamaha TRB2 rosso che ho suonato per decenni, ma in finitura Butterscotch di colore chiaro. Quando sono a casa o in studio di registrazione, invece, uso un grande basso semi-hollow che sembra una chitarra. È molto pesante, ma il suono è bellissimo. Il mio contrabbasso invece è un Galliano di Napoli veramente speciale, mentre ho usato per anni in tour un vecchio Pollmann tedesco. Ho anche una copia di un Galliano molto bella...
PC Non è che per caso hai nel cassetto un nuovo modello di basso elettrico signature per Yamaha?
JP Mi piacerebbe realizzare un grande basso semi-hollow con Yamaha ma... siamo ancora lontani da una loro risposta positiva! (ride, NdR).
PC Ci sono musicisti o progetti musicali che ti hanno colpito recentemente, anche (e soprattutto) al di fuori dell'ambito jazz?
JP Ci devo pensare... di solito, quando qualcuno mi fa questa domanda, la risposta mi viene dopo un paio d'ore...
PC La domanda si riferisce a ciò che stai ascoltando proprio in questi giorni.
JP Il mio amico Pino Palladino ha registrato un album solo molto bello. Amo Brian Blade Fellowship, per esempio, e il progetto di Nate Smith Kinfolk. Ho ascoltato di recente anche Bruno Mars...
PC Ci sono nuovi progetti su cui stai lavorando in questo momento?
JP Suonerò nell'opera Ifigenia che andrà in scena a Boston e a Washington DC e vorrei registrare diversi dischi, uno di mie composizioni da camera, uno con Brian e Chris e uno con il mio Guitar Quartet.
PC Parlami della tua colonna sonora per il documentario Chicago: America's Hidden War.
JP È un documentario su un mio amico pastore tornato a Chicago per aiutare a sensibilizzare le persone sulle bande, sulla brutalità della polizia e sulla corruzione del governo. In questo caso il regista non sapeva molto di musica e si è affidato a me per la colonna sonora. Ho coinvolto molti amici musicisti, ma a causa della pandemia abbiamo dovuto fare tutto a distanza. Sono molto sensibile ai temi affrontati nel documentario e quindi è stato un lavoro per certi aspetti molto faticoso per me... Mi auguro comunque di poter lavorare in futuro ad altre colonne sonore ma sempre con musica organica, non usando il computer.