La Jazzmaster, insieme ad altri modelli, fanno parte dello stile “Offset”, ovvero sbilanciato e asimmetrico, a causa della forma del body. Si tratta di una irregolarità che è probabilmente uno dei motivi principali per cui i chitarristi hanno opinioni così contrastanti su questi strumenti.
Ma Fender ha davvero sbagliato tutto con questi strumenti? Tutte le chitarre offset di Fender non furono dei veri e propri successi al lancio. Tuttavia, nel corso del tempo, hanno acquistato una dignità che hanno portato Fender a realizzare delle versioni per accontentare i chitarristi alla ricerca di suoni diversi.
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Cos’è una chitarra offset?
Il termine “chitarra offset” è molto più ampio di quanto tu possa pensare e non include solamente le chitarre Fender previste in questa guida. In linea di massima, una chitarra offset è uno strumento con un body asimmetrico, ovvero un modello sbilanciato a causa del suo design.
Nonostante il loro aspetto, però, queste chitarre sono molto comode da suonare e, la prima offset, è stata proprio la Jazzmaster, progettata per essere più comoda da suonare seduti, caratteristica ricerca dai jazzisti dell’epoca.
Come detto, il mondo delle offset è piuttosto vario, ma ci sono alcuni aspetti da tenere a mente quando si sceglie uno strumento con queste caratteristiche:
- Lunghezza della scala: può variare notevolmente da strumento a strumento. Se preferisci una lunghezza “standard”, ti suggeriamo di orientarti su chitarre come Jazzmaster; oppure, puoi valutare opzioni come Jaguar e Mustang.
- Pickup: quando si sceglie una chitarra elettrica, è fondamentale sapere quale suono si ottiene. Se cerchi un suono potente, assicurati di avere almeno un humbucker; altrimenti, se preferisci il “Twang” tipico degli anni ‘60, modelli come la Jaguar sono perfetti.
- Ponte: la maggior parte delle chitarre offset vintage prevede un tremolo, un elemento che può aggiungere sfumature al tuo sound ma anche causare problemi di accordatura.
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Jazzmaster: troppo avanzata per la sua epoca?
La Jazzmaster, presentata da Fender nel 1958, fu ideata per i jazzisti con pickup ridisegnati per garantire un suono più rotondo e caldo rispetto alle Telecaster e alle Stratocaster, progettando un body pensato per conquistare i chitarristi jazz.
La Jazzmaster venne proposta come il top di gamma con l’introduzione di innovazioni nell’elettronica e un nuovo ponte bloccabile per mantenere al meglio l’intonazione. Tuttavia, fu snobbata dai musicisti dell’epoca che continuarono ad apprezzare le chitarre semiacustiche. Anche i chitarristi blues dell’epoca, come Jimi Hendrix e Eric Clapton, dopo averla provata, la abbandonarono. Invece, ebbe particolare successo nel Surf Rock.
La Jazzmaster è una chitarra che si rivela versatile attraverso il suo sistema che permette di gestire il suono in modo approfondito. La chitarra, inoltre, dispone di due circuiti (rhythm e lead), ciascuno con controlli di volume e tono separati. La presenza di un interruttore a tre vie consente di passare da una modalità all’altra, offrendo configurazioni perfette per parti soliste o ritmiche.
Nonostante la scala lunga, le corde della Jazzmaster sono molto morbide da suonare. Inoltre, la versatilità del suono è notevole in quanto consente di sperimentare con i pickup e interagire al meglio con effetti e amplificatori. Il suo timbro è articolato e scuro e, la sua duttilità, la rende perfetta per chi ama cercare nuovi orizzonti sonori.
Jaguar: un’icona del Surf Rock
Dopo aver collaborato con diversi musicisti, Fender passò alla progettazione e realizzazione della Jaguar. Questa chitarra, simile alla Jazzmaster in termini di design, presentava una serie di migliorie tecniche e sul ponte, che però causava problemi di intonazione e feedback.
L’interesse per la Jaguar crebbe quando Kurt Cobain, storico frontman dei Nirvana, iniziò ad usarla come sua chitarra principale. Insieme a Cobain, infatti, venne sviluppata la Jag-Stang, una fusione tra due modelli di chitarra. La Jaguar, poi, riscosse particolare successo nell’ambiente indie-rock.
Nel complesso, il suono della Jaguar è diverso, frutto di un’elettronica di base differente. Anche in questo ci sono due sezioni, rhythm e lead. Nella modalità lead, è possibile selezionare i pickup con interruttori e aggiungere un controllo sulle medie frequenze che rende il suono più incisivo. La Jaguar, inoltre, si caratterizza da una scala corta che la rende molto semplice da suonare.
Ad esempio, la Squier Classic Vibe Jaguar si distingue per la sua versatilità e per le sue finiture di alta qualità. Il suo timbro è più sottile rispetto alla Jazzmaster anche se preserva la stessa pasta sonora, soprattutto quando si attivano entrambi i pickup. In ogni caso, si rivela un’ottima scelta per generi come indie, rock, noise, funk e blues.
Mustang: compatta e potente
Due anni dopo, nel 1964, Leo Fender ci riprova e lancia sul mercato la Fender Mustang, un’altra chitarra solid body offset ispirata a modelli precedenti. L’obiettivo di questo nuovo “esemplare” era quello di migliorare gli aspetti dell’elettronica e della forma, ottimizzando ulteriormente il ponte. Tuttavia, durante quegli anni, il surf rock stava perdendo popolarità e il suono delle chitarre era orientato verso timbriche più intense.
In ogni caso, la Mustang si differenzia per un setup completamente nuovo che abbandona l’elettronica delle altre chitarre e monta due single coil disallineati. Nacque come chitarra dedicata alla ritmica con un ponte fisso che sosteneva questo suo ruolo. Il suo suono pulito è ben bilanciato con alte frequenze presenti e bassi giusti. La Jaguar è uno strumento il cui suono si presta bene ad essere colorato con effetti e amplificatori.
La Fender Mustang, prodotta in Messico, si distingue per la sua estetica semplice e per le sue dimensioni ridotte. Ciò la rende facile e leggera da utilizzare e la sua versatilità le consente di adattarsi a vari generi musicali.
Starcaster: un classico di breve durata
La vita della Starcaster fu ancora più breve, con la produzione che fu attiva solamente dal 1976 al 1982. Nonostante fosse una chitarra di ottima qualità, proposta ad un prezzo più che competitivo, i chitarristi rimasero fedeli ai loro strumenti e non riuscì a contrastare il dominio della Gibson 335.
A livello sonoro, la Starcaster sorprende per il suo carattere ben definito e preciso con un suono tondo, ricco di attacco e caldo, proprio come ci si aspetterebbe da una semi-hollow body con humbucker.
Dal punto di vista dell’elettronica, la Starcaster è molto più semplice rispetto alle chitarre fin qui viste. Inoltre, rispetto ad una 335, la forma del corpo la rende molto più comoda da suonare da seduti, anche se, come tutte le chitarre con design asimmetrico, è pensata principalmente per essere suonata da seduti.
Conclusioni
Pare proprio che Fender non abbia sbagliato a produrre queste chitarre ma, anzi, realizzò degli strumenti abbracciando una visione lungimirante. Con Jaguar, Jazzmaster, Mustang e Starcaster, il brand americano anticipò i tempi in un periodo storico in cui i musicisti erano decisamente più conservatori, soprattutto nella scena jazz dell’epoca.
Oggigiorno, infatti, considerando la produzione moderna, queste chitarre risultano particolarmente apprezzate dai musicisti alla ricerca di suoni nuovi che si discostano da sonorità più classiche.