Uno dei temi più dibattuti degli ultimi mesi è sicuramente l’introduzione dell’intelligenza artificiale in una indefinita quantità di campi di applicazione: dalla medicina alla robotica, dal marketing alla coltivazione dei campi, tante nuove opportunità di “sostituire” la parte più alienante e meccanica del lavoro con competenze sempre più focalizzate e specializzate.
Ovviamente l’ambito audiovisivo non fa eccezione e, tralasciando gli algoritmi generativi capaci di creare musica o scrivere testi, si può provare un certo interesse nell’osservare, in particolar modo, come le varie suite di software per la produzione audio/video abbiano implementato al loro interno una serie di features capaci di sfruttare l’intelligenza artificiale (o IA per gli amanti degli acronimi). Alcuni esempi sono senza dubbio i diversi plugin di ricerca intelligente. Per citarne uno su tutti, COSMOS di Waves è capace di individuare samples all’interno di librerie di suoni soltanto scrivendo la tipologia di suono ricercato, o addirittura il mood. Digitando quindi “chitarra distorta” o “suono di pad triste”, senza conoscere il nome del sample o del produttore, il plugin sarà capace di trovare tutti i suoni associati alle parole chiave inserite. Oppure pensiamo a quei plugin in grado di cancellare il rumore di fondo nelle tracce vocali grazie al machine learning come il Clarity VX (sempre di Waves). Un plugin “one knob” che, con un solo controllo, è in grado di riconoscere il rumore e decidere quanto attenuarlo. In ultimo non dimentichiamo i compressori con capacità predittive o alcuni plugin come l’LVL 01 di Tone Empire che, grazie al machine learning, è in grado di emulare (in maniera molto soddisfacente) gli analog compressor. Ricordiamo infatti che il codice di questi plugin, prima dell’introduzione dell’IA, si è sempre basato fino ad oggi sul ricostruire virtualmente i circuiti fisici delle macchine vintage. Insomma, sono tantissime le applicazioni e continuamente in divenire. Alcune utili, altre sicuramente non indispensabili, altre presumibilmente del tutto inutili. Ma la vera domanda è: quanto questi strumenti possono aiutare un professionista con il suo lavoro?
REINVENTARE IL PROPRIO WORKFLOW
Da grande appassionato di tecnologia e in qualità di figura tecnico/creativa, ho sempre cercato di approfondire quel dualismo che esiste, specie tra le figure dell’industria musicale, tra capacità artistico/creative e conoscenze tecnico/tecnologiche.
Difatti, i “tecnici” del mondo dello spettacolo vengono spesso considerati delle figure poco creative e molto dedite al lavoro più meccanico, pratico e manuale, al servizio degli artisti. Tuttavia, reputo che, anche per chi è “tecnico” al 100%, lavorare al fianco degli artisti significhi, seppur in minima parte, mettere a loro disposizione quella che in gergo viene spesso definita intelligenza emotiva (per gli amanti degli acronimi IE) e non solo le competenze tecniche, le cosiddette hard skills. L’intelligenza emotiva, spiegata ampiamente in diversi trattati psicologici, è sicuramente la discriminante che può aiutarci, in qualità di maestranze, a comprendere al meglio le esigenze dell’artista stesso per poterlo adeguatamente affiancare durante il suo spettacolo o nella sua produzione in studio.
Il ruolo dello sviluppo tecnologico, allora, prendendo solo a titolo di esempio quest’ultima “moda” dell’intelligenza artificiale, dev’essere proprio offrire sempre nuove occasioni di delega alle “macchine” di quegli sforzi che diversamente ricadrebbero sull’operatore stesso. Potersi scaricare della parte più operativa e manuale (e meno creativa) del lavoro può essere sicuramente un modo per potersi concentrare maggiormente sugli aspetti, per l’appunto, emotivi. Non a caso, la stragrande maggioranza dei produttori affermati, lascia ai propri assistenti o ai propri secondi alcune delle operazioni più alienanti: la preparazione della sessione Pro Tools, il setting dei vari plugin e del routing in studio, ecc., proprio per non arrivare logorati al momento del recording o del mix, quando le orecchie e la mente devono essere sgombre da qualsiasi forma di disturbo.
Ovviamente lasciare alle macchine queste attività non sarà sicuramente la soluzione a tutti i nostri problemi. Sarà sempre necessario un double check da parte nostra prima di proseguire. Sapere però di poter contare su “qualcosa” a ulteriore sostegno del nostro lavoro è sicuramente un presupposto di grande valore per approcciare in maniera più tranquilla alle nostre operazioni di routine.
Il recording leak di questo numero di SMMAG! è quindi proprio questo: aspiranti produttori, fonici, light designer, “pensatevi liberi” di sfruttare appieno il potere delle intelligenze, che sia la vostra o quella del vostro computer, al fine di ottenere il massimo per voi e per gli artisti che affiancherete durante il vostro lavoro