Nel 2022, ha senso acquistare una drum machine analogica e tenerla in studio per utilizzarla nella produzione musicale? Spoiler: sì!
In questa guida, non andremo a dibattere sulla questione analogico contro digitale ed è per questo che abbiamo selezionato tre drum machine che appartengono a fasce di prezzo differenti e che rappresentano tre approcci diversi alla sintesi percussiva.
In particolare, abbiamo voluto realizzare un percorso che parte da una drum machine più classica per finire ad un’opzione più evoluta. Per scoprire tutto su questo argomento, continua a leggere la guida oppure guarda il video completo:
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Perché scegliere una drum machine analogica?
Le risposte a questa domanda sono molteplici e molte le troverai all’interno di questa guida. Tuttavia, possiamo dire con certezza che la presenza dell’hardware consente di avere un approccio completamente diverso, limiti che obbligano a stimolare la creatività e garantiscono il controllo manuale sulla performance.
Tutte queste caratteristiche consentono di avere un tipo di approccio che con il software non si potrebbero avere mai. Non perché il software sia peggiore ma perché si tratta di un approccio completamente differente.
Migliori drum machine analogiche: quali sono?
Behringer RD-8
La prima drum machine di questa guida è forse la più classica, la più standard ed è una riproduzione della 808 Roland. Stiamo parlando della Behringer RD-8. E’ la drum machine adatta se stai cercando dei suoni molto riconoscibili e soprattutto un timbro tipico di una drum machine leggendaria che ha fatto la storia e che continua a farla in alcuni generi di tendenza come rap e trap.
Nel complesso, la Behringer RD-8 si presenta come una drum machine solida e di buona fattura. Sul retro sono presenti numerose uscite con la possibilità di collegare ben tre trigger e di avere un’uscita separata per ogni singolo elemento.
Quest’ultima non è sicuramente una caratteristica da sottovalutare perché significa che quando si andrà a registrare la drum machine si potrà non solo registrare l’output generale mono ma anche ogni singola traccia per ogni elemento della drum machine. Inoltre, c’è anche la possibilità di collegarla tramite USB, un’altra ottima opportunità di controllo remoto.
La “plancia di comando” della Behringer RD-8 presenta un numero impressionante di suoni e per ognuno di loro è possibile configurare diversi parametri. Sulla sinistra è disponibile una sezione filtro generale con cui filtrare tutto ciò che decidiamo di mandare nella sezione Send.
Un altro aspetto da sottolineare riguarda anche la suonabilità live di questa macchina che permette di avere diverse Song e per ognuna di loro diversi pattern ritmici.
Arturia Drumbrute Impact
Uno dei primi aspetti di differenziazione rispetto alla Behringer RD-8 riguarda sicuramente le dimensioni più compatte dell’Arturia Drumbrute Impact. Tuttavia, anche in questo caso è disponibile il Sequencer su cui è possibile registrare e programmare le azioni. Rispetto alla prima drum machine ci sono meno suoni ma è disponibile la sezione FM Drum.
Sull’Arturia Drumbrute Impact ci sono delle uscite separate ma non per tutti gli elementi ma per quelli più importanti. Con il software Arturia si potranno programmare totalmente anche i pattern ritmici e salvare i preset per le canzoni, pattern, etc. Inoltre, è presente un filtro di distorsione che si può accendere e spegnere.
Uno dei vantaggi di questa drum machine è di avere una suonabilità estrema. Un “contro”, invece, è che non è possibile registrare in nessun modo le automazioni.
Moog DFAM
La terza opzione di questa lista non è una vera e propria drum machine. Si tratta di un moog: il Moog DFAM (Drummer From Another Mother). In realtà, è un sintetizzatore percussivo perché ha la possibilità di creare degli inviluppi sia sul Pitch, sul filtro e sull’amplificatore in maniera estremamente rapida.
Sono disponibili anche due oscillatori disponibili in onda quadra oppure in onda triangolare e una sorgente di Noise. L’aspetto più importante in assoluto di questa macchina è la matrice semi-modulare in cui è presente tutto ciò che c’è sul pannello e che si può inviare dove si vuole.
Inoltre, la macchina è interamente rimovibile dal suo case e inseribile in un sistema modulare. Ma c’è di più: il sintetizzatore è stato pensato per essere parte integrante di un sistema semi modulare di altri tre synth.
A differenza delle altre macchine di questa guida, sul Moog DFAM non è presente un’entrata MIDI oppure uscite per ogni singolo elemento perché, di fatto, non ci sono degli elementi ma degli oscillatori e una sorgente di noise che vanno dentro un filtro, etc.
Questa macchina ha degli evidenti limiti in termini di salvabilità di presente perché, essenzialmente, non ci sono. E anche dei pattern che possono essere realizzati solamente in tempo reale. Ciononostante, rappresenta la soluzione adatta se l’intenzione è quella di allontanarsi quanto più possibile dalle sonorità più classiche e immergerti in un territorio di sperimentazione.
Inoltre, la matrice semi-modulare consente di intervenire sui suoni, aspetto che sulle normali drum machine normalmente non è possibile.
Quale Drum Machine scegliere?
Non esiste una drum machine migliore e una peggiore, dipende molto dall’idea che hai in testa e dal tipo di sonorità che vuoi generare. Se desideri una drum machine da tutti i giorni e controllabile, la Behringer RD-8 è sicuramente una delle soluzioni da prendere seriamente in considerazione.
Se, invece, la tua attenzione è quella di allontanarti da una classica impostazione ma avere comunque dei suoni integrabili in una produzione standard, il consiglio è di scegliere l’Arturia Drumbrute Impact.
Infine, se sei uno sperimentatore e vuoi creare delle timbriche molto personali, il Moog DFAM è l’unica macchina che permette un intervento sulle qualità sonore e sulle timbriche praticamente illimitato.