Quello della produzione audio, dei sintetizzatori e della maggior parte dei settori correlati al mondo del strumenti musicali è un mondo in cui il digitale è considerato ancora come la scelta peggiore tra quelle possibile mentre l’analogico è accostato al concetto di qualità, sempre e comunque.
La realtà dei fatti non è sempre così. Ecco perché, nelle prossime righe di questa guida, abbiamo deciso di affidarci a due tipologie di sintetizzatori, uno completamente analogico e l’altro quasi totalmente digitale.
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Comprendere analogico e digitale
Per capire come suona un sintetizzatore analogico e uno digitale, ci sono diversi fattori di cui tener conto. I sintetizzatori analogici, come il Moog Grandmother, rappresentano il cuore pulsante di questa categoria di strumenti musicali. Dispositivi del genere generano suoni attraverso circuiti analogici e oscillatori che producono delle onde sonore variabili.
Il pregio di affidarsi ad un sintetizzatore analogico è la sua capacità di creare delle timbriche calde, che vengono spesso considerate “piene”. Senza dubbio, il Moog Grandmother è un esempio perfetto di questo mondo con la sua ampiezza sonora arricchita da oscillatori analogici e il caratteristico filtro ladder che aggiunge una “pasta” inconfondibile ai suoni.
Invece, i sintetizzatori digitali (l’Arturia MiniFreak ne è un fulgido esponente), sfruttano la potenza del calcolo digitale per generare e modulare i suoni. Questi strumenti, quindi, digitalizzano il processo di sintesi, consentendo di accedere ad una maggiore versatilità.
Il MiniFreak di Arturia offre una vasta gamma di motori di sintesi che includono sia emulazioni di classici analogici che di funzionalità digitali avanzate come la wavetable e la FM.
Forme d'onda e timbriche
La sintesi sonora si basa sulle forme d’onda generate dagli oscillatori che possono essere sia analogici che digitali. Le forme d’onda includono il seno, il dente di sega, la quadra e la triangolare, ognuna con delle caratteristiche timbriche differenti.
Nei sintetizzatori analogici, ad esempio, le forme d’onda sono prodotte da circuiti elettronici che generano segnali continui. Ciò rende le onde sonore leggermente imperfette, perché le variazioni nei componenti elettronici ne influenzano il suono. Per esempio, un'onda quadra generata analogicamente può presentare variazioni sottili nella simmetria o nella saturazione a seconda della specifica costruzione del circuito, rendendo il suono più “caldo” e ricco.
Nei sintetizzatori digitali, invece, le forme d’onda vengono create da algoritmi che simulano quelle analogiche oppure ne creano di completamente nuove. La precisione digitale permette una riproduzione esatta delle forme d’onda e ciò potrebbe far percepire il suono come meno “caldo”, anche se la tecnologia odierna è perfettamente in grado di replicare con successo la ricchezza armonica dei sintetizzatori analogici.
Filtri e modulazioni
Quando si parla di sintesi sonora, però, non ci dobbiamo soffermare unicamente sulle forme d’onda generate dagli oscillatori. Anche filtri e modulazioni svolgono un ruolo fondamentale nel plasmare il suono finale dei sintetizzatori.
I filtri dei sintetizzatori analogici sono noti per il loro carattere. Sono spesso basati su design classici come il transistore ladder oppure il diode ladder e introducono armoniche e saturazione al segnale quando vengono spinti oltre i loro limiti.
Nei sintetizzatori digitali, invece, i filtri sono implementati attraverso algoritmi che emulano i classici filtri analogici ed esplorano nuove opportunità impossibili da realizzare in analgico. Alcuni puristi ritengono che i filtri digitali non abbiamo la stessa “anima” di quelli analogici, anche se le attuali tecnologie hanno fatto passi da gigante nel ricreare la risposta dinamica dei filtri analogici.
Anche la modulazione è un aspetto su cui sintetizzatori analogici e digitali divergono. Nei primi, questa avviene in tempo reale, consentendo transizioni morbide e offrendo una ricchezza timbrica quasi insuperabili. La modulazione avviene in maniera matematica nei sintetizzatori digitali che possono implementare tipi di modulazioni complessi e sincronizzati.
Polifonia e effetti
Polifonia ed effetti sono due aspetti fondamentali che differenziano i sintetizzatori digitali da quelli analogici. Nei sintetizzatori analogici, la polifonica è spesso limitata dalla necessità fisica di duplicare la catena di segnale per ogni nota aggiuntiva che si suona. Ciò rende la realizzazione di strumenti polifonici analogici molto complessa e costosa: ecco perché la maggior parte dei sintetizzatori analogici sono monofonici oppure duofonici.
I sintetizzatori digitali superano questi limiti fisici perché si affidano a processori in grado di emulare più catene di segnale. Pertanto, i synth digitali possono offrire poche voci di polifonia oppure centinaia, rendendoli così degli strumenti molto versatili per arrangiamenti musicali e in contesti live.
Per quanto riguarda la gestione degli effetti, nei sintetizzatori analogici è realizzata attraverso moduli e sezioni dedicate all’interno del synth stesso. Tuttavia, a causa di restrizioni hardware, gli effetti sono spesso limitati in termini di numero e versatilità. I sintetizzatori digitali, invece, possono prevedere una vasta gamma di effetti integrati che possono essere a loro volta modificato in modo dettagliato.
Semi modularità e salvataggio dei preset
Infine, gli ultimi due elementi che segnano la differenza tra synth analogici e digitale sono semi modularità e preset. Nei sintetizzatori analogici semi modulari, l’espandibilità è un concetto importante in quanto si tratta di strumento che rappresentano una vera e propria piattaforma per esplorare il suono, consentendo agli utenti di riconfigurare il percorso del segnale attraverso l’utilizzo di cavi patch. Ciò spinge i possessori di synth analogici ad una maggiore sperimentazione.
I sintetizzatori digitali, invece, eccellono nella gestione e nel salvataggio dei preset. Questa funzionalità consente di catturare e richiamare una determinata configurazione sonora che prevede i parametri degli oscillatori e gli effetti più complessi. Salvare i preset significa evitare di ricostruire manualmente le impostazioni di una performance oppure di una sessione di registrazione. Pertanto, essere in grado di gestire i preset significa riuscire a performare dal vivo senza complicazioni.
Conclusioni
Qual è il vincitore tra mondo analogico e digitale? Questo confronto non ammette né vinti e né sconfitti ma, piuttosto, sottolinea le differenze delle categorie di strumenti in gioco e le loro peculiarità. Sia i sintetizzatori analogici, con il loro calore e pragmaticità, che quelli digitali, con la loro versatilità e possibilità sonore, offrono delle interessanti opportunità per esplorare la sintesi sonora. Pertanto, la scelta tra analogico e digitale dipenderà dai tuoi obiettivi in qualità di musicista, dal suo stile e dalle sue preferenze musicali.