META VS SIAE: Che Cosa ci Insegna la Nota Controversia

META VS SIAE: Che Cosa ci Insegna la Nota Controversia

A cura di Andrea Marco Ricci

È stato in effetti il primo caso in cui un colosso mondiale si è alzato dal tavolo e ha rimosso (o almeno ha tentato di farlo) il repertorio di una collecting. 

Indipendentemente dall’esito di questa vicenda, credo ci siano alcune lezioni e alcune opportunità che essa ci offre. Vediamole: 

1. Anche se è stata Meta ad alzarsi dal tavolo e a rimuovere i contenuti, abbiamo fatto esperienza di quello che potremmo immaginare essere “uno sciopero nel mondo dei contenuti digitali”. Quando due parti non hanno un accordo non si usano i contenuti. È come se i creativi incrociassero le braccia per ottenere un compenso più dignitoso. Spiace per il disagio creato agli utenti, come del resto si patisce disagio quando c’è uno sciopero dei mezzi pubblici, ma è un diritto dei lavoratori (tutti) lottare per remunerazioni dignitose. 

2. Per chiudere una licenza a revenue share (condivisione dei guadagni) è necessario conoscere il fatturato dell’utilizzatore basato sull’uso di musica e su questo applicare una percentuale dovuta ai titolari dei diritti, in linea, con questo caso, con l’uso digitale. Senza trasparenza nei dati quindi ogni cifra chiesta è “al buio” e non valutabile. 

3. Tre anni nel settore dei digital media sono quasi un’era geologica: nascono nuovi social media, cambia il modo di fruire. Non è pertanto possibile mettere a confronto valori di trienni diversi, bisogna basarsi sull’uso attuale e prospettico. 

4. Davanti a colossi internazionali sarebbe meglio che le collecting europee imparassero a trattare insieme, anziché sottoscrivere accordi su base nazionale con clausole di riservatezza che impediscono di divulgare il compenso ricevuto, fatto che naturalmente, avvantaggia l’utilizzatore. Uniti si è più forti. 

5. Eccoci ai primi effetti concreti della Direttiva Copyright: “Cara Meta, o paghi un compenso adeguato e proporzionale all’uso o rimuovi tutto, sempre che tu ne sia capace”. Il tentativo di rimozione ha confermato uno dei principi cardine della Direttiva: i contenuti su cui queste enormi imprese fondano il proprio business globale vanno pagati dignitosamente; senza contenuti sono infatti scatole vuote. Se non possono fare a meno dei contenuti (vuoi per ragioni strategiche, vuoi per incapacità tecnologica a impedirne l’uso) allora si siederanno nuovamente al tavolo a trattare. Dopo anni di lotte, il manico del coltello è passato dalla parte dei creativi.