Di Marco Gino Costante
Tre lettere, una straordinaria storia di creazione e costruzione di chitarre. Paul Reed Smith ci ha parlato del suo approccio “sotto il cofano” allo strumento e dell’importanza della maturità emotiva. Dalle rive del Maryland, questo maestro che si considera “meccanico” della chitarra elettrica ha un prezioso consiglio per i musicisti: “fidatevi della vostra esperienza!”
Welcome to SMMAG!, Paul. Abbiamo dato un’occhiata ai nuovi prodotti PRS. Quest’anno avete lanciato una nuova Modern Eagle, altri modelli signature, diversi modelli della serie McCarty. Qual è la direzione intrapresa da PRS nel 2023?
Non ho mai provato prima d’ora a chiederlo. Qual è la tua impressione?
Direi che c’è un senso di continuità e forse il desiderio di celebrare l’anniversario del modello McCarty, non so se ci ho preso...
Hai ragione, i modelli McCarty sono stati integrati trasversalmente fino alla serie SE, è vero. Per quanto mi riguarda, sto cercando di fare chitarre, per quanto mi è possibile, sempre migliori. Ma io guardo molto “sotto il cofano”, tu stai guardando sopra, alla “forma dell’auto”. Io sto attento all’iniezione, alla fasatura, alle dimensioni del serbatoio, a quanti cavalli possiede, a se sarà o no una Lamborghini da corsa. Ti dico perciò che abbiamo fatto parecchio lavoro sotto il cofano, anche se tu hai pensato più a dimensioni e modelli. La tua osservazione è corretta e mi piace, te l’ho chiesto perché ho imparato qualcosa dalla risposta. Sono così tanto un meccanico con tutte le parti della chitarra, che a volte è un po’ difficile per me vedere altro.
La storia di PRS Guitars è iniziata con un progetto assegnato da un professore al college. Puoi raccontarci qualcosa delle tue prime chitarre e di quali erano i tuoi pensieri e le tue influenze in quel periodo?
Fondamentalmente, sono diventato costruttore di chitarre con la pratica. Quando formi una band, non suoni subito inediti, prima impari "Proud Mary", "Sittin’ On The Dock Of The Bay" e altri classici. All’inizio devi fare quello che già c’è e solo col tempo puoi iniziare a scrivere le tue canzoni. Con le chitarre è la stessa cosa. Recentemente abbiamo iniziato a tirare fuori vecchie chitarre dall’archivio per mostrarle ai nostri dipendenti e quello che mi sorprende è pensare che ape indaffarata devo essere stato, costruendo le 40 o 50 chitarre prima della nascita dell’azienda. Per me, creare quelle chitarre per i musicisti della mia zona è stato essenziale per far sì che le mie chitarre arrivassero a un livello col quale è stato possibile far pendere le preferenze dei chitarristi verso di esse, piuttosto che verso le chitarre che possedevano. Quindi la vera e fondamentale base di questa azienda è la costruzione di chitarre elettriche. Continuiamo così ancora oggi, come dicevo. Aggiungendo e integrando chiaramente sempre i modelli - come tu notavi - ma anche lavorando costantemente per rendere “le sospensioni” e i “freni” migliori. Ed ecco di nuovo l’analogia con le auto.
Quasi trent’anni fa, avete dedicato un modello a Ted McCarty, un altro personaggio molto influente nella storia della chitarra elettrica. Puoi raccontarci un po’ come vi siete conosciuti e qual è stata la sua importanza nel tuo percorso?
Il modello McCarty è stato originariamente concepito da me e David Grissom. In origine, sarebbe dovuto essere il modello DGT (David Grissom Trem, Ndr), ma David è stato così generoso da lasciare che fosse il modello McCarty. E ora abbiamo anche il DGT. Sono venuto per la prima volta a conoscenza di Ted McCarty all’ufficio brevetti, mentre cercavo dei brevetti precedenti che fossero pertinenti al mio brevetto per il capotasto compensato alla sezione “Strumenti Musicali Elettrici”, come si faceva all’epoca. La maggior parte dei brevetti erano a nome Leo Fender o Ted McCarty. Al tempo, praticamente nessuno conosceva il nome di Ted e nessuno sapeva che alla Gibson, internamente, il ponte fisso fosse chiamato “ponte McCarty”. Nel 1986, ho conosciuto personalmente Ted chiamandolo e chiedendogli di fare il consulente per la mia azienda. Mi disse che non poteva prendere voli e allora finii per salire su un aereo per andare a trovarlo e intervistarlo nel suo ufficio nel Michigan. Lavorava per un’azienda chiamata Bigsby e producevano anche un affare chiamato Flex-Lite, una luce pieghevole utile per guardare nel vano motore di auto e aerei, o attaccare esche a una lenza al mattino. Devo avergli chiesto di tutto in quel primo incontro e, al secondo giorno, a un tratto si è irritato e gli ho chiesto “cosa c’è che non va, Ted?”. Mi rispose “Nessuno mi ha mai fatto queste domande in trent’anni. È così che mi sono guadagnato da vivere e nessuno se ne è mai interessato. Sei il primo”. Ho divorato tutto quello che Ted mi ha detto negli anni come cibo, perché era la storia del nostro mestiere. Conosceva il fatto suo? Assolutamente. Era un buon costruttore di chitarre? Era uno straordinario costruttore. Era il leader del settore al tempo? Senza dubbio. Per PRS, il miracolo non è stato avere questo nonno spirituale, che è stato speciale per me a livello personale, ma il fatto che lui ci avesse dato la sua piena approvazione come costruttori di chitarre. Diceva che avrebbe detto al mondo di credere nelle chitarre e nelle persone della PRS. La magia era questa. Ho fatto un patto con lui: “Dicci tutto, e farò sì che tu non sia l’uomo dimenticato”. Lui rispose, “Ok, abbiamo un accordo”. Ed entrambi abbiamo mantenuto la parola!
Che rapporto hai e avete con l’Italia? È un buon mercato? Ricevi mai feedback significativi dai chitarristi italiani?
Mia madre è al 100% di origini italiane, perciò i miei nonni materni erano entrambi italiani, discutevano in italiano e da bambino facevo funzionare la macchina per la pasta. Penso che l’Italia sia straordinaria. Inoltre è un Paese di chitarristi, come la Spagna, il Giappone, l’Inghilterra, gli Stati Uniti e la Germania. La chitarra è amata in Italia, è parte del vostro patrimonio. Una cosa interessante è che i maestri liutai a Cremona suonano delle McCarty. Lo sapevate? Sono tutti chitarristi, la chitarra è il violino dei nostri tempi. Sono stato molto sorpreso quando mi hanno raccontato di possedere delle McCarty. Mi ha fatto tantissimo piacere. Uno dei migliori liutai di chitarra al mondo, Daniele Chiesa, che vive in Spagna, si è formato lì alla scuola di liuteria di Cremona. Quindi chi costruisce chitarre si forma alle scuole di violini. Penso che in Italia ci sia un grande amore per la buona musica e per lo strumento. Voglio dire, quale percentuale di case in Italia ha una chitarra? Probabilmente il 65-70%?
Sul tuo sito ho letto qualcosa sul farsi amici tra i roadie e spacciare chitarre ai concerti. Suggeriresti un approccio del genere ai costruttori di chitarre più giovani?
No, raccomanderei di imparare l’arte prima di iniziare a inseguire le rockstar. Consiglierei loro di iniziare con il convincere le persone nella loro città. Se hai una band, è meglio diventare forti nei club prima di raggiungere il livello nazionale. Il mio problema con molti costruttori di chitarre è che non fanno i compiti a casa. Lo stesso dicesi per i liutai. Certo, quelli bravi sul serio, wow, ti fanno volare via il cappello con il loro talento. Non troppo tempo fa ho visto qualche live con il pubblico tutto letteralmente incantato. Non è che arrivi a fare concerti così da un giorno all’altro, devi prima fare delle registrazioni, imparare e suonare nei posti piccoli. L’intera idea di Bruce Springsteen si è basata sul non suonare nelle arene finché lui e la sua band non erano in grado di sconvolgere completamente i club.
Negli ultimi mesi si è parlato un sacco di Intelligenza Artificiale. È un settore di sviluppo tecnologico che ti interessa?
Abbiamo un’azienda a parte che se ne interessa, la Digital Harmonic. Lavora alla grande. C’è una differenza tra intelligenza artificiale e machine learning. Noi ci occupiamo più di quest’ultimo. Proprio ieri c’era una notizia allarmistica su US News (fa riferimento a un articolo pubblicato il 30 marzo, Ndr), che sosteneva che forse ci dovremmo fermare per capire quanto sia pericolosa l’IA, prima di spingerci oltre. Non lo so. Non penso che l’IA sarà mai il nuovo Van Gogh. Semplicemente non succederà. Puoi mettere insieme tutti gli scatti dei Van Gogh e chiederne uno che ritragga il tuo giardino di casa, e lo avrai, ma non penso che avrà lo stesso genio. Penso che questa tecnologia abbia un suo posto, sta crescendo velocemente. Sicuramente è una “buzz word”, non la si sta usando così tanto quanto si dice, ma di certo c’è chi ci sta lavorando e sta già avendo un impatto. Non penso avrà un ruolo così grande nel settore delle chitarre, ma riesco a vedere il suo posto nel business dei software in cui siamo anche noi.
In questo numero del magazine, stiamo parlando molto anche di Intelligenza Emotiva, qualcosa di molto importante per i musicisti. È un qualcosa che cerchi nelle persone con cui collabori e che ha avuto una sua importanza nella tua storia?
La risposta breve è sì. La definizione di maturità è rispondere in maniera positiva al mondo, mentre la definizione di innocenza è la verginità di fronte al mondo. Quindi cerco persone che sappiano rispondere bene a ciò che le circonda, grazie alla loro intelligenza emotiva. Voglio dire, non credi che Carlos Santana sappia cosa sta facendo quando suona davanti a 20.000 persone e il tizio che si allontana per andare al bagno dopo aver acquistato una birra canticchia la sua melodia? È da non credere la maturità emotiva che ci vuole per tirare fuori una tale melodia. Una volta ho guardato Adam Fells che lavora per Carlos e gli ho detto “Ti rendi conto di quanto è forte?”, perché stava suonando davvero al massimo quella sera, e Adam mi ha risposto “Già, lo so, a volte dimentico quanto sia forte”. C’è una grande maturità emotiva dietro i Pink Floyd che suonano a Pompei. Ci sono alcuni momenti nella storia che rimangono, vengono fissati e questi sono alcuni di quelli per me. Mi piacciono le persone che riescono a vedere lucidamente a livello emotivo.
Hai un messaggio da condividere con i nostri lettori, chitarristi e appassionati di musica e spettacolo da tutta l’Italia?
Parto col dire che al momento, nel settore, c’è grande domanda per le nostre chitarre e siamo indietro di uno o due anni. Stiamo imparando a risolvere questo problema. Mi sto godendo comunque la richiesta di nostri prodotti sul mercato. Quello che vorrei ricordare ai lettori è che la maniera migliore di valutare una chitarra non è con la sua reputazione ma con la loro esperienza. Mi capita davvero molto spesso che, se parlo a un intero gruppo di persone e ce ne sono almeno 5 o 6 che non sono affatto chitarristi, questi ultimi vivono la conoscenza del suono meglio dei chitarristi, di quelli con l’orecchio allenato, perché non hanno idee preconcette su come suonerà la chitarra. Semplicemente percepiscono il suono come brutto, caruccio, ok, bello, molto bello o fantastico. Non sono “calcificati”, fissati su una posizione prima di ascoltare. Dal mio punto di vista, siate aperti ad ascoltare, guardare e sentire cosa c’è di nuovo nella scatola e a provarlo. Con la maggior parte degli shop online, avete a disposizione una settimana per il reso se non vi piace, perciò acquistate da casa ora. È un mondo nuovo ma la mia raccomandazione è di fidarvi delle vostre esperienze. Attaccate la chitarra. Il vostro pedale non potrà porre rimedio a una chitarra mediocre. Non funziona così. Assicuratevi che suoni bene, che sia piacevole suonarla, che sia fatta in un modo che vi piace. Anche se pensate di non avere esperienza, fidatevi dei vostri sensi. Ci sono cose che ascoltate e vi tolgono il fiato. Non c’è bisogno di essere musicisti per farvi togliere il fiato da una bella canzone. L’altra cosa che vorrei far sapere a tutti è che stiamo creando molto più che solo chitarre ora. Facciamo amplificatori, pedali, accordatori, t-shirt, asciugamani, qualsiasi cosa (si guarda intorno in cerca di un asciugamano con fare giocoso, Ndr). Sai, potrei andare a Rimini con un asciugamano da spiaggia in spalla con sopra la scritta PRS e gli uccelli che sono sulle nostre tastiere.